by bricolage
Sabato scorso stavo montando una tapparella per proteggere i bidoni dell’immondizia dalla vista degli ospiti di Festa Aperta.
Sabato scorso stavo montando una tapparella per proteggere i bidoni dell’immondizia dalla vista degli ospiti di Festa Aperta.
Per istallare il
frangi-sguardi era necessario realizzare una struttura in legno con i
pochi attrezzi e materiali a disposizione (vocazione uguale a quella
del primo e secondo Francesco).
Due catinelle, due fodere di
legno e qualche chiodo; tutto lì.
Salgo sulla scala e sento due
occhi che mi puntano la schiena: nella mia mente si materializza il
compagno Carletto anche lui come me, in pantaloncini corti, petto
nudo, chiodi in bocca e martello nella destra.
“se te fe in
su la scala?”
mi chiede
Nel giardino non sono solo ma
ognuno sta facendo qualcosa e pare proprio che nessuno lo abbia
visto.
“uehi
Carletu! Varda ti se un geometro al ga de fa el magut!”
rispondo sorridendo, un po’ nervoso, mentre mi guardo in giro.
“sa vet che
l’è minga el to miste. I ciot in quei sbaglia, la traversa l’è
storta….ma v’ho propi insegna nigut?”
Mi dice proprio le stesse
cose, rimproveri e sorrisi, come nei primi anni ’70.
Scendo dalla scala e guardo….
però che occhio il Carletto!
“cià me
rangi mi!”
mi dice con il suo sorriso abituale e con l’agilità di chi ha
scalato tetti e ponteggi finisce in quattro e quattro otto la grande
opera (?).
Oh ragazzi c’è qualcosa che
non mi torna: il Carletto ci ha lasciati da quasi un decennio.
Forse è il caldo e il sole
che mi fanno stravedere…eppure il martello picchia sul legno, lo
sento, e quella che ho in mano è la sua camicia a quadri…..
“e ades se
bevum?”
mi dice
“quel che te
veuret Carlo”
balbetto e riesco solo a dire
“….. ma scusum ti ste fe de chi part chi?”
“ah ah ah..
te par minga vera che sun chi? Ta sa dumandet se sun mort o se sun
mi?”
Faccio si con la testa, la
domanda l’ha tolta dalla mia bocca.
“ oh bagai!
Ma sembra propi che si restà dumè vialter a fa quel che fasevi mi.
A metic la pasiun, la veuia anca se cun al martel a varii propi poc.”
“Carlo,
scusa, ma sa sta da là?”
chiedo con la poca saliva che mi resta
“de là
induè?”
mi risponde con un sorriso sornione
“de là….”
faccio segno indicando con la testa il cielo terso
“varda peudi
no parlà perché man di che è sta decis di dic nigut ai vif e tal
se, che cumè quant ghera el Partì, se una roba l’è decisa
bisogna ves tucc d’acord”
Eh già, il vecchio
centralismo democratico finito sulla terra ma ancora in vigore in
Paradiso.
“va ben ades a vo!”
Ho voglia di abbracciarlo,
vorrei rimanesse ancora li a chiacchierare di quegli anni
eccezionali, a dirgli che ci sono tutti quelli che ha conosciuto
quando eravamo più giovani e ci sono persino dei ragazzi a lavorare
alla Festa.
Si è infilato la camicia, la
mano nei capelli per una sistemata: è pronto per partire.
“sa ghè
bisogn per ciamam te ghe de fa cume te fa incue”
Lo guardo a bocca aperta
“sarala su,
pistola, ca ta van in buca i musch”
“perché, Carlo, so
fa?”
Ma ormai il Carletto si sta
dissolvendo fra le fronde dei platani, non mi sente più!
Sorrido e mi trovo a
fischiettare.
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