(e.d.)- Diritto
all'autodeterminazione:
riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente
dell'individuo.
In
Italia la parola "autodeterminazione" è stata scelta dal
movimento delle donne per definire quello che nei movimenti
anglosassoni veniva piuttosto definito come "diritto di scelta"
(right to choose),
in particolare rispetto alle questioni della sessualità e della
riproduzione.
Rivendicare
la totale autonomia del proprio corpo
fu un punto di partenza: parlando di corpo, sessualità, relazioni,
della maternità come scelta e non più come destino, le donne hanno
saputo andare oltre affermando il principio di autodeterminazione
nella società.
La
libertà di decidere autonomamente della propria vita, se ha come
punto di partenza la sfera della sessualità e della riproduzione,
riguarda anche moltissimi altri campi; il tradizionale dibattito sui
diritti delle donne suddiviso piuttosto arbitrariamente fra "diritti
civili" (libertà di scelta nelle proprie affettività, libertà
di movimento e di residenza, libertà di parola e di espressione,
ecc.) e "diritti economici sociali e culturali" (il diritto
allo studio, al lavoro, alla libera scelta della professione,
all'autonomia culturale, ecc.) è il naturale proseguo
dell’autodeterminazione.
“Partire
da sé” fu il gesto inaugurale del femminismo degli anni Settanta:
da esigenza tutta individuale si è trasformata poi in urgenza
collettiva pervadendo la società.
E’
la donna titolare del potere di scelta. A lei soltanto spetta la
prima e l’ultima parola per ciò che avviene nel suo corpo, nella
sua mente e nella sua vita.
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