In questi giorni
più parti hanno dato i loro numeri.
Il Corriere della
sera sommessamente fa notare che forse le imprese hanno rinviato le
assunzioni previste per il fine 2014 al 2015 per usufruire degli
sgravi fiscali.
Rimangono ignoti
quanti sono i contratti dismessi (dicasi licenziamenti) nello stesso
periodo.
Eurostat ha
pubblicato la tabella sul costo del lavoro dei paesi UE e
dell'Eurozona (paesi con l'Euro).
Prendendo come
riferimento i paesi dell'Eurozona, in Italia un'ora di lavoro costa
mediamente a un'impresa 28,3 euro, meno della media dell'Eurozona (29
euro).
Inoltre in Italia il
28,2% del costo del lavoro non è stipendio dei dipendenti, ma
contributi versati agli enti o allo Stato. Nei 19 paesi dell'Eurozona
i costi non salariali sono del 26,1%.
Questi dati
confermano che la competitività delle imprese italiane nel mercato
europeo non dipende dal costo del lavoro, più basso della media, ne
dalla flessibilità delle prestazioni, la più estesa in Europa,
oramai degenerata in precarietà permanente con la deregolamentazione
dei contratti e dei diritti dei lavoratori.
Eppure governo e
organizzazioni padronali continuano ad insistere nel ridurre salari
reali e ridurre le regole collettive nel rapporto di lavoro.
Dall'ISTAT arriva la
doccia ghiacciata: a febbraio gli occupati diminuiscono dello
0,2% (-44 mila) su gennaio, i disoccupati aumentano
su base mensile dello 0,7% (+23 mila), a febbraio tasso di
disoccupazione è al 12,7%.
Tra i
giovani, a febbraio 2015 gli occupati segnalano un calo
rispetto a gennaio, a fronte di un aumento della disoccupazione e
dell’inattività.
Il tasso di
disoccupazione dei 15-24enni, è pari al 42,6%, in crescita di 1,3
punti percentuali rispetto al mese precedente.
Il tasso di
inattività dei giovani tra 15 e 24 anni cresce di 0,4 punti
percentuali, arrivando al 74,6%.
I dati Istat
arrivano nel giorno in cui cala la disoccupazione in Germania.
A marzo il tasso di disoccupazione è sceso al 6,4% rispetto al 6,5%.
Ognuno può trarre
le proprie valutazioni, ma se la situazione è questa, ogni
trionfalismo sul Jobs act ci pare fuori luogo, se teniamo conto
che dal primo gennaio sono in vigore anche gli sgravi contributivi
per i nuovi assunti.
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