LA BAND DI QUESTA SERA SONO I "T- ROSTERS"
GRUPPO E FATICA
by bricolage
Elogio
al GRUPPO
Mi
piace ricordare a conclusione di questa edizione di Festa Aperta un
ingrediente indispensabile che fa “de no altri” un esperienze non
ripetibile.
La
parola magica è GRUPPO.
Si,
fare Gruppo, stare insieme, essere un insieme.
Il
gruppo non è una cosa semplice da costituire ma ancora più
difficile è tenerlo unito.
La
fase successiva alla fondazione è la ricerca quotidiana della
capacità di ogni suo aderente, di trovare le motivazione di esserne
parte.
E le
motivazioni non sono tutte uguali: c’è quella dettata dal piacere
contingente di stare con altri amici, c’è quella di lunga data
fondata sull’impegno politico e amministrativo, c’è, ancora,
quella di dare una mano anche solo a Festa Aperta per sentirsi parte
di.
A
Bussero abbiamo questa fortuna: a Bussero si è lavorato per ottenere
questo risultato.
Come
in un blog che gira sul web (ho imparato l’inglese mentre imbustavo
le posate!), io qui voglio provare a coniugare
“SEI
UN GRUPPO SE”
- “SEI UN GRUPPO SE” Sai alimentare, dalle chiacchiere di mezzanotte in poi di ogni giorno, la satira politica, l’ironia e l’autoironia di Bricolage;
- “SEI UN GRUPPO SE” sei disposto a stare in cucina per otto giorni, in diciotto persone, e arrivare alla sera di lunedì con la voglia di cantare e rimpiangendo che da martedì lascerai il fritto misto;
- “SEI UN GRUPPO SE” vieni a suonare a Festa Aperta, con cachè da dopoguerra e sei contento di averlo fatto;
- “SEI UN GRUPPO SE” le 90 e rotti persone che hanno dato una mano non hanno mai avuto motivo di litigare fra loro;
- “SEI UN GRUPPO SE” di mano ne hai date 4 e non ti senti un extraterrestre o vuoi fondare un gruppo tuo;
ma
il gruppo più grande siete VOI, voi cittadine e cittadini,
che avete reso possibile questa Festa con la vostra presenza, con il
vostro sostegno, con il vostro appetito.
Elogio
ALLA FATICA
Mentre
scrivo questo ultimo pezzo per Festa Aperta, so che mi aspetta ancora
una sera di servizio.
La
stanchezza si fa sentire, insieme al caldo, diventando una miscela
pericolosa.
Devo
chiudere in fretta il pezzo però, perché il lavoro mi attende.
Già
il lavoro, la fatica, quella fatica che ha reso possibile
questa Festa.
La
fatica che ci hanno insegnato quelle e quelli prima di noi e tanti
altri compagni, tanti amici, senza la quale non si va da nessuna
parte.
La
fatica è nobiltà d’animo, è consapevolezza del fare
quotidiano, è sudore, è fare, a volte, quelle cose che non vorresti
fare ma le devi fare.
Alla
fatica va riconosciuto rispetto, alle donne e agli uomini che la
praticano che ne sono consapevoli e che da martedì (è metaforico,
ovviamente si riprende a settembre!) terminata la Festa, torneranno
alle fatiche quotidiane e all’impegno per essere sempre, non solo
dalla parte degli ultimi, ma anche strumento per il benessere della
propria comunità.
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