mercoledì 26 settembre 2012

FESTA DELLA CASA DELLA SOLIDARIETÀ E DELL'ACCOGLIENZA



UNA FESTA PARTICOLARE

Siamo a settembre, alla ripresa di tutte le attività di quanti “vivono” la Casa, da quelle sociali, alle politiche, alle culturali; è tempo, dunque, della 8° Festa della Casa della Solidarietà e dell’Impegno Civile “Giuseppe Barlassina”
La “Casa”, quel luogo sito in via della Croce, al numero 20, in quel di Bussero, che dal 1998 muove e anima persone, progetti, sogni con continuità rinnovata e passione mai spenta.
Dalla solidarietà internazionale con i progetti in Somalia, alle iniziative interculturali, alla scuola d’italiano per stranieri, alle feste per parlare di identità diverse e di incontri possibili, alle battaglie in difesa dell’ambiente, come contro la Tem, alle tante iniziative teatrali, culturali, politiche, all’ospitalità a chi necessita di un luogo d’incontro per progettare momenti di vita per questo paese e oltre, alle mille piccole cose quotidiane, che si fanno e non si ricordano mai, tutto questo e altro è la vita della CASA.
Quest’anno, che pure è stato eccezionale per molti di noi per l’impegno profuso e i risultati raccolti, basti solo pensare alla vittoria nelle amministrative locali e al nuovo Sindaco che della Casa è stato uno degli animatori storici, quest’anno la nostra sarà una festa triste e di riflessione.
In agosto, nel pieno delle vacanze di molti di noi, è mancata la nostra amica Gallazzi Carmela, la presidente di Spazio Solidale Onlus, associazione che della Casa è proprietaria e fondatrice.
Dire che ci manca Carmela è banale, ma è semplicemente quello che sentiamo dentro di noi, ci manca il suo essere presente con la discrezione che l’ha sempre contraddistinta, ma anche con la caparbia del fare, del richiamo a costruire, al progettare per coloro che non hanno tempo di aspettare, perché la loro vita scorre in fretta, spesso senza dignità e piena di bisogni.
L’ansia dell’aiuto ai progetti delle nostre zie Hawa e Amina, in Somalia..quante volte esplicitata!!
Conterremo, dunque, i momenti di festa per costruire, assieme a tutti i cittadini e le cittadine, gli amici e le amiche che lo vorranno un momento di ricordo attivo di Lei, un modo per onorarne la memoria e continuarne l’opera.
Festa triste!




Siamo lieti di comunicare che quest'anno il riconoscimento dell’ACNUR vada a Zia Hawa che da anni sosteniamo nei suoi progetti e nei suoi sforzi, una persona che veramente è tanto impegnata sul fronte dei rifugiati.

GINEVRA 18 settembre 2012
LA SOMALA HAWA ADEN MOHAMAD VINCE IL PREMIO NANSEN PER I RIFUGIATI 
L’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR) ha reso noto oggi che la vincitrice dell’edizione 2012 del Premio Nansen per i Rifugiati è Hawa Aden Mohamed, fondatrice e direttrice del Galkayo Education Centre for Peace and Development (Centro educativo per la Pace e lo Sviluppo di Galkayo, GECPD), che opera nel Puntland, nella Somalia nord-orientale.
Il premio viene conferito ad Hawa Aden Mohamed in segno di riconoscimento per la sua azione umanitaria eccezionale ed instancabile, fonte di ispirazione per molti altri, in favore delle ragazze e delle donne somale rifugiate e sfollate, azione che svolge in situazioni incredibilmente difficili ed impegnative in un paese martoriato da decenni di violenze, conflitti e violazioni dei diritti umani.
La vincitrice di quest’anno è un’ex rifugiata che, nel 1995, scelse di far ritorno nella propria terra natìa dilaniata dalla guerra, dove lanciò un’ambiziosa iniziativa educativa per assistere coloro che erano stati costretti a fuggire a causa del conflitto incessante e della siccità ricorrente nel paese. In particolare, il suo operato visionario ha cambiato radicalmente la vita di migliaia di donne e di ragazze sfollate - tra i soggetti più vulnerabili della società somala - che, in molti casi, si trovano ad affrontare il trauma della marginalizzazione, degli abusi e delle violenze sessuali, compreso lo stupro.
Hawa Aden Mohamed, nota ormai a Galkayo come “Mama” Hawa, ha istituito dei luoghi dove donne e ragazze sfollate, vittime di ogni sorta di abuso e di violenza, possono trovare sicurezza ed opportunità, nonché protezione ed accoglienza. Il suo lavoro si fonda sul convincimento che l’istruzione sia il fondamento di tutto, soprattutto per quanto riguarda le ragazze. “Ritengo che non aver ricevuto un’istruzione sia una sorta di malattia”, ha affermato Mama Hawa. “Senza istruzione, non ti rendi conto di così tante cose…senza istruzione non esisti granché – esisti fisicamente, questo sì, ma mentalmente ed emotivamente, no”.
Il centro che ha fondato e che continua a dirigere riesce a fornire istruzione secondaria ed anche formazione professionale, in modo che le donne e le ragazze possano guadagnarsi da vivere da sole, plasmando il proprio futuro ed il proprio ruolo all’interno della società somala. “E’ ora che cambi la cultura”, ha detto. “Dobbiamo tenere le cose buone e lasciar perdere quelle cattive. E una cosa buona è dare più possibilità alle ragazze”.
Ogni anno, circa 180 donne beneficiano di questi programmi, che contribuiscono a salvare molte vite. Il GECPD organizza inoltre corsi di formazione professionale in falegnameria e saldatura al fine di tenere i ragazzi sfollati lontani dalla strada, facendo sì che non finiscano nelle mani dei gruppi criminali o armati che operano in Somalia.
Nell’apprendere la notizia che avrebbe ricevuto il Premio Nansen per i Rifugiati di quest’anno, Mama Hawa ha affermato: “Sono sopraffatta dalla decisione del comitato di conferirmi questa importante onorificenza. Tuttavia, non lo considero soltanto un riconoscimento dei miei sforzi personali, bensì anche di quelli dei miei colleghi al GECPD, della comunità internazionale e della comunità locale. E’ per questa ragione che voglio dedicare il premio a loro”.
Dalla sua istituzione nel 1999, il GECPD, con Mama Hawa al timone, ha fornito assistenza ad oltre 215mila persone – sfollati, vittime e sopravvissuti alle violenze – aiutandole a recuperare energie, guarire e riprendere le proprie vite.
La Somalia è a tutt’oggi una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Ai milioni di rifugiati fuggiti nei paesi confinanti, si sommano gli oltre 1,3 milioni di sfollati interni somali. Un terzo della popolazione della Somalia, stimata in 7,5 milioni di persone, è dunque stato costretto alla fuga.

sabato 1 settembre 2012

CARLO MARIA MARTINI


Carlo Maria Martini

Arcivescovo in Milano 

di Marco Vergani
Carlo Maria Martini, nato nel 1927, gesuita, biblista, prima di essere arcivescovo di Milano aveva ricoperto la carica di rettore del Pontificio Istituto Biblico e della Pontificia Università Gregoriana. E’ stato membro di varie Congregazioni pontificie ed ha presieduto il Consiglio delle Conferenze episcopali Europee.
Il Cardinal Martini è stato una figura di rilievo non solo per la Chiesa Milanese, ma per tutta la Chiesa. E’ stato la guida della diocesi in anni difficili.
Ora che è tornato nella Casa del Padre, per ricordarlo non si può fare a meno di partire dalle lettere sue pastorali indirizzate alla diocesi ogni inizio d’anno ed in particolare alla lettera del 1981/82 “In principio la Parola”.
Un testo che era un programma per il suo incipiente Episcopato in una diocesi importante e frenetica.
Un forte invito a mettere la Parola al centro della vita, perché - riprendiamo le sue parole – “E’ stata la Parola per prima a rompere il silenzio, a dire il nostro nome, a dare un progetto alla nostra vita. E’ in questa parola che il nascere e il morire, l’amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo e una speranza.” (In principio la Parola pag. 7,8).
Carlo Maria Martini è stato uomo di fede ed uomo aperto al dialogo. Auspicava che tutti sentissero forte l’esigenza di scoprire ciò che “ci unisce al di là delle divisioni, di ritrovare in una comune tradizione la spinta verso il futuro; di ricondurre i diversi e spesso contrastanti progetti di vita umana a un immagine di uomo che non mortifichi nulla di ciò che è bello, buono, onesto, che sia così ampia e di così vasto respiro da accogliere con rispetto anche il più piccolo contributo al vero progresso dell’uomo.”
Il suo auspicio è un invito che - ancor oggi - ben può essere rivolto a tutti quanti, credenti e non, abbiano a cuore la ricerca della verità e il bene dell’uomo. Una verità e un bene che Carlo Maria Martini fondava sulla Parola di Dio, ma che proponeva anche a chi per fede o per opinione era su posizioni differenti.
Con la Cattedra per i non credenti Carlo Maria Martini non aveva inteso creare un luogo per l’indottrinamento degli atei e degli appartenenti alle altre religioni, quanto piuttosto un luogo ove riflettere insieme sulla pluralità. Una pluralità che pervade il mondo, dal mondo arabo - Islam compreso -, al mondo occidentale – protestantesimo e cattolicesimo compresi.
Il Cardinale faceva conto su queste pluralità per aprire un dialogo tra mondi diversi e – inutile negarlo – anche contrapposti. Gli studi biblici del Cardinale avevano favorito il nascere di un rapporto privilegiato verso il mondo Ebraico, tanto che Martini, dopo avere lasciato la guida della Diocesi di Milano, si era trasferito a Gerusalemme.
Nel libro intervista “Nel Cuore della Chiesa e del mondo” (Marietti 1991 pag. 86) a una domanda Martini risponde: “Diventa allora giusto tenere presenti e promuovere i valori di libertà, i diritti umani e le positività che possono emergere. Diventa giusto farlo senza preoccuparsi troppo di quale sia l’ideologia vincente, ma soltanto mettendo a fuoco quei riflessi dei valori evangelici che a noi tocca promuovere, pur sapendo che potrà sorgere qualche nuova conflittualità.”
Da queste parole traspare un desiderio aperto di collaborare con tutti nella consapevolezza dei rischi e delle difficoltà che possono insorgere.
L’Arcivescovo Martini ha sempre mostrato disponibilità al confronto tanto da tenere una rubrica sul Corriere della Sera come un semplice giornalista.
Non mi resta che chiudere con altre parole del Cardinale: “Gesù conosce il cuore dell’uomo.”
Bussero, 1 settembre 2012.