venerdì 23 dicembre 2011

AUGURI

LUOGHI COMUNI



In questo numero:

Sacrifici tanti, equità nessuna.
Incapace.
40 Anni fa.
La malamministrazione.
Aree 167, il punto.
Il lavoro nella nostra zona.
Testimonianza dal presidio.
Congresso nazionale Legambiente.


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martedì 13 dicembre 2011

OFFICINA PER BUSSERO


LETTERA APERTA


Bussero, 11 Dicembre 2011

INVITO


                                                                   Cara Cittadina, Caro Cittadino
                                                                  Cara amica, Caro amico

Come ben sai le elezioni comunali si avvicinano rapidamente (probabilmente si voterà a inizio maggio) e la situazione ci spinge ad una accelerazione.

Il fallimento dell'amministrazione Colombo ha sancito la fine di una fase, forse la fine di una storia che per 36 anni aveva prodotto buon governo e personale politico all'altezza.

Oggi più che mai Bussero ha bisogno di una vera novità e per questo l'assemblea cittadina del 11 Novembre ha lanciato una sfida a tutti noi.

La costruzione di un luogo, denominato per ora “Officina per Bussero” che senza preclusioni di provenienze, appartenenze e d'esperienze possa essere popolato e riempito di nuove proposte, nuove risposte, nuovi protagonisti.

Un luogo che nella prima fase dovrà essere completamente “senza rete”, senza copertura politica, senza l'adesione ad un progetto o programma predefinito.

Un luogo delle relazioni che risponda alla domanda: “come possiamo insieme essere utili a Bussero”.

La delega non funziona più. É giunto il momento di produrre la qualità in proprio. Di diventare tutti artigiani della politica. Di rimettere le persone al centro dello spazio pubblico, perché sono le persone che fanno la differenza. Sempre!

Condividere una proposta particolare ad una visione globale, rimettere in gioco competenze ed esperienze, leggere dal proprio punto di vista la realtà che ci circonda per poi trasformarla insieme.

In fondo vogliamo solo praticare la democrazia, perché alla fine siano le idee migliori e le persone più utili a restare in campo per rappresentare una complessità che non potrà mai essere rappresentata solo da un simbolo di partito.

Ti invitiamo, per trovare parole e percorsi comuni per fare il prossimo passo per Bussero, all'incontro programmato Lunedì 19 Dicembre alle nove di sera in villa Casnati.

A presto


Curzio Rusnati - Ornella Ponzellini - Michele Sala

domenica 11 dicembre 2011

PER IL LAVORO


TESTIMONIANZE
Dopo che Nokia Siemens Network ci aveva esternalizzati alla società JABIL avevamo il sospetto che ci volessero chiudere. Ne abbiamo avuto la conferma lo scorso febbraio, quando hanno tentato di farlo, ma non ci sono riusciti, perché altrimenti sarebbero stati commissariati e sarebbero emerse tutte le loro malefatte (esempio gli 80 milioni di buco di bilancio) e avrebbero rischiato il carcere.
Hanno così ricomprato l’azienda per chiuderla a fine anno.
Dal mese di luglio siamo in presidio permanente, giorno e notte, al km. 158 della Padana Superiore, con le donne che trascurano le loro famiglie per difendere il loro posto di lavoro.
Una parte degli impiegati subisce passivamente questa situazione, prendendo scuse per non esporsi ed ora usciranno dall’azienda senza dignità.
Oggi ci sarà una forzatura da parte dell’azienda per far uscire un Tir carico di materiale, che il presidio ha bloccato all’interno della stessa. Noi siamo pronti.
In regione, intanto, le parti, azienda e sindacati, sono lontane dal trovare un accordo sul futuro dello stabilimento Jabil. Nel frattempo anche Nokia ha comunicato l’esternalizzazione di 230 lavoratori a una ditta canadese, che non ha stabilimenti in Italia.
Siamo in attesa di ricevere le lettere di licenziamento che dovrebbero arrivare il 13 dicembre.
Noi non ci muoveremo dal presidio, fino a che non si troverà una soluzione che garantisca la continuità produttiva dello stabilimento, per il nostro futuro e per quello di tutta l’area della Martesana.
Un lavoratore della Jabil

40 ANNI


40 ANNI FA
Sembra passata un’era da quel lontano 1971, estate/autunno, nel quale un numeroso gruppo di giovani decisero che parte della loro vita andava dedicata alla comunità di uomini e donne in cui vivevano, cioè il paese di Bussero, allora tremila anime scarse. Avevano i nomi che una volta si usavano, legati ai santi per lo più, Angelo, Fausto, Giovanni, Giuseppe, Enrico, Vitaliano, Massimo e altri, avevano alle spalle in gran parte la parrocchia, ma alcuni già frequentavano la città per studio o per lavoro. Fecero la scelta di stare “dalla parte degli ultimi”, evidentemente conquistati da quel profeta che era Don Milani e nel contempo sperimentando le nuove strade di una ricerca comunista eretica o socialista utopica. Furono velocemente seguiti da parte delle generazioni seguenti, soprattutto da un gruppo di giovani ragazze dallo spirito indipendente e immediatamente identificatesi con la ribellione femminista che allora esplodeva.
E fu politica a tutto campo, dai consigli comunali, ai doposcuola alla Cascina Gogna e in via Croce, alla scuola, all’ambientalismo, teatro, cultura, Il Manifesto, il Pdup e via via mille altre cose fino ai giorni nostri.
Ci voleva, ci vuole, amore per il nostro paese per fare tutto quello che s’è fatto, compresi gli errori, ci voleva grande spirito di apertura per fare tutti gli incontri che via via si sono succeduti, senza smettere mai d’incontrare, quasi fosse l’imperativo rimasto dalla domanda iniziale che li aveva mossi ad agire, a spendersi, a darsi.
Beh, questi splendidi ragazzi e ragazze di 40 anni fa, compresi quelli che non ci sono più, stanno ancora in circolo, utopisti erranti, critici sferzanti di loro stessi, mai soddisfatti e affamati di futuro, nonché desiderosi che possa essere radioso soprattutto per “gli ultimi”, quelli a cui in fondo sono sempre rimasti legati.
Buona continuazione del viaggio ragazzi e ancora uno sforzo per continuare a cercare di “modificare lo stato delle cose esistenti”.
uno di voi

IL GOVERNO MONTI


SACRIFICI TANTI, NESSUNA EQUITÀ

L'Italia è uno dei Paesi dell'Europa con il più alto debito pubblico rispetto al Prodotto Interno Lordo.
L'Italia è tra i Paesi europei con il più basso sviluppo negli ultimi 10 anni.
L'Italia è uno dei Paesi industrializzati con la maggiore disuguaglianza dei redditi, anche perchè il divario tra ricchi e poveri è andato ampliandosi negli ultimi decenni.
Il Governo Berlusconi ci ha lasciato questa eredità sempre negata.
La caduta del governo Berlusconi è avvenuta per una via "paraparlamentare", ma la sensazione è quella di un esito non improvvisato, ma spinto da più parti istituzionali ed economiche.
Il Governo di Mario Monti é nato sostenuto dalla quasi tutte le forze politiche. Una maggioranza parlamentare apparentemente ampia, di cui è importante sottolineare il carattere apparente date le contrapposizioni interne.
Per dichiarazione e discorso programmatico il governo Monti non è un governo a termine ma "ciò che si prefigge di fare è impostare il lavoro, mettere a punto gli strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo". Si candida cioè a introdurre provvedimenti con un preciso paradigma economico di impianto neoliberista che limiteranno fortemente l'autonomia è lo spazio di azione dei prossimi governi.
Non siamo iscritti d'ufficio al club degli oppositori a prescindere, attendiamo con rispetto e senza giudizi preventivamente negativi, ma nel discorso sulla fiducia non troviamo quella discontinuità necessaria nel merito rispetto al passato, vogliamo vedere come si concretizza la politica di sacrifici, rigore, equità sostenuti dalla retorica della "salvezza nazionale".
Una politica dei sacrifici di cui valuteremo la tanto indicata equità e che si inserisce in un corpo sociale non reduce da un ventennio di crescita delle retribuzioni ed innalzamento dei diritti ma anzi già segnato da un gigantesco trasferimento di risorse dai redditi da lavoro, dalle pensioni, verso la rendita e il profitto.


Il Governo Monti ha presentato la manovra, esprimiamo una profonda contrarietà a quanto emerso nei singoli provvedimenti. Si tratta di una manovra che colpisce sempre i soliti cittadini, già ampiamente penalizzati dalla crisi, mentre esenta le grandi ricchezze e, addirittura, favorisce i maggiori responsabili della crisi stessa. Siamo nettamente contrari alla stangata sulla prima casa, sia per la reintroduzione indiscriminata dell’Ici che per la rivalutazione delle rendite catastali. Intanto, non si introduce neppure una blanda tassazione sui patrimoni. Al contrario si aumenta l’IVA!
La cosiddetta riforma delle pensioni in realtà taglia da subito gli adeguamenti alla crescita del costo della vita, allunga ingiustamente l’età per tutti, non distinguendo tra i differenti tipi di lavoro. Non introduce nessuna misura che garantisca la pensione a chi oggi è giovane, spesso precario o disoccupato. Con una situazione in cui lavoratori ultracinquantenni stanno perdendo il lavoro e che dovranno aspettare troppi anni per raggiungere la pensione, con i tagli ulteriori alla spesa sociale si sta pianificando l'accorciamento dell'aspettativa di vita.
Tra le tante misure che non ci convincono ce n’è una che giudichiamo potenzialmente devastante. Si tratta della garanzia dello Stato per le passività bancarie, le banche possono essere garantite, mentre i cittadini devono tirare la cinghia.
Tutto ciò che aveva promesso Monti sul versante dei sacrificic’è, sull'equitàdavvero nulla.
Non c’è nulla su crescita, a parte l’ennesimo regalo alle imprese con la deduzione dell’Irap, nulla sul bonus per l’incentivo alle energie rinnovabili, nulla per rilanciare la competitività attraverso gli investimenti in innovazione e sviluppo, nulla si è fatto sull’asta delle frequenze, nulla sulla patrimoniale sulle ricchezze.
Sarebbe stato meglio un governo di scopo destinato a varare una robusta patrimoniale, ridurre le spese militari e introdurre una maggiore tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, che in tempi brevi accompagnasse il Paese a nuove elezioni. La probabilità del realizzarsi di questi provvedimenti e della condizione elettorale è però fortemente dubbia. Sta a noi oggi la grande responsabilità di mantenere vivo il fuoco dell'alternativa e di una via diversa di uscita dalla crisi.

giovedì 8 dicembre 2011

LE PENSIONI SECONDO FORNERO


Questi professori dai modi così educati approfittano un po’ della fiducia delle persone per nascondere passaggi epocali sotto felpate e quasi ovvie parole.
La professoressa Fornero in un articolo apparso su ‘La Repubblica’ ci spiega ciò che intende come equità per quanto riguarda il sistema pensionistico. Dalle sue parole si deduce che non esiste più un sistema a ripartizione ma in realtà dobbiamo ragionare nei termini di una capitalizzazione individuale.
Ohibò!!! Qualcuno se ne è accorto?
Il sistema pensionistico pubblico è a ripartizione cioè i contributi che si pagano in un certo anno servono per pagare le pensioni vigenti nello stesso anno.
Se c’è un passivo dovrebbe essere coperto con un aumento dei contributi o dal bilancio dello stato, se c’è un attivo dovrebbe andare nel conto patrimoniale, cioè messo da parte.
Lasciamo qui perdere ogni nota considerazione su quanto rientra nelle casse dello stato sotto forma di imposte pagate dai pensionati, lasciamo anche perdere il fatto che alla fine dell’anno non c’è nessun accumulo reale dell’attivo e ciò che avanza viene usato per la spesa corrente, lasciamo, ancora, perdere il fatto che è il fondo dei lavoratori dipendenti e dei parasubordinati che finanzia gli altri.
Cioè lasciamo perdere le reali questioni fondamentali relative al futuro di una pensione pubblica, almeno questo è quello che ci propone il ministro.
Il ragionamento di Fornero è tutt’altro: ogni singolo lavoratore ha un rendimento dai contributi da lui versati e questo rendimento è determinato dal modo in cui si calcola il contributivo cioè in relazione al PIL.
Qui Fornero fa un salto logico improprio perchè il sistema di calcolo del contributivo è appunto un sistema di calcolo inserito in un sistema a ripartizione, e non un vero sistema a capitalizzazione individuale.
Fornero invece dà per scontato che siamo già in un sistema a capitalizzazione individuale in cui ognuno deve calcolare i suoi contributi e vedere se il rendimento che avrà è compatibile non con una pensione rapportata al reddito e sufficiente per vivere ma con un criterio (la capitalizzazione) che è un vero stravolgimento se rapportato al funzionamento reale dei conti previdenziali.
Con quel ragionamento siamo fuori dal sistema a ripartizione e siamo entrati in un sistema a capitalizzazione individuale almeno come base di analisi, nel senso che è vero che la rivalutazione viene fatta secondo un criterio che non è differenziato per linea di investimento e quindi vale per tutti, ma in questo modo si rende la pensione pubblica analoga a quella privata a capitalizzazione individuale effettiva.
Non è un ragionamento inventato lì per lì o magari un po’ casuale, ma è uno schema che il neo ministro segue da tempo. Su questa via si può pensare ad una sovrapposizione ed integrazione fra sistema pubblico e privato che, si può immaginare, porti ad una permeabilità dei due sistemi che in sostanza potrebbe voler dire far passare soldi pubblici al privato.
Siamo quindi ben oltre i tagli, siamo ad un passaggio da un sistema incentrato sul pubblico, caso mai con l’integrazione molto parziale di una pensione integrativa, ad una gestione di tipo privatistico di tutto il sistema previdenziale. Altro che sobrietà dei toni, qui siamo ben oltre i tagli.
Infine vorrei che qualcuno mi spiegasse un salto logico per me incomprensibile. Se Fornero dice che non farà altri tagli ma accelererà solamente la realizzazione di ciò che è già stato deciso dice che farà più velocemente quello che Berlusconi e Tremonti hanno già realizzato. Ora se quello che faceva Berlusconi era macelleria sociale non si capisce perchè le stesse cose fatte più velocemente in fondo possono essere accettate. Misteri della politica e anche, a volte, del sindacato.
G. P.

sabato 3 dicembre 2011

FORMIGONI SI DIMETTA

Tangenti: credibilità Regione azzerata 

di Chiara Cremonesi, Giulio Cavalli dal sito di SEL Lombardia

L'arresto del vicepresidente Nicoli Cristiani è l'ennesimo caso che si aggiunge all'elenco ormai insopportabilmente lungo di rilievi giudiziari riguardanti il Consiglio e la Regione.

Dai festini a luci rosse alla malasanità, dai rapporti con la ‘ndrangheta al traffico illecito di rifiuti, ce n'è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo.

I filoni di indagine aperti sono molteplici e coinvolgono o in qualche modo riguardano consiglieri, assessori e dirigenti regionali di alto livello. E poi anche amici e parenti stretti.

Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura. Ma da subito occorre rilevare il dato politico: Formigoni, la sua Giunta, la sua maggioranza e la loro azione di governo non hanno più alcuna credibilità, progressivamente minata e a questo punto frantumata da una sequenza di inchieste impressionante.

A breve, per esempio, Regione Lombardia dovrà legiferare sulle cave. Viene da chiedersi, a fronte di quanto sta emergendo, con quale legittimità possa farlo. E il discorso vale ugualmente per tutto il resto, dal piano casa ai provvedimenti nel settore socio-sanitario.

Non è più accettabile alcuna mediazione. Non ci si può accontentare della rinuncia a un ruolo. Perché in discussione ci sono l'onorabilità e l'attendibilità dell'istituzione tutta.

Le ombre sono ormai troppe e troppo dense. Formigoni, peraltro sostenuto da un'alleanza che a livello nazionale non esiste più, ne prenda atto. E la parola torni agli elettori.