martedì 22 marzo 2011

SCIPIONE IL FURBACCHIONE E GLI SMEMORATI DI PROGETTO BUSSERO


Dopo il successo dell’assemblea fatta da Sinistra per Bussero per la cessione del diritto di proprietà sulle aree ex legge 167, Progetto Bussero accusa noi e le passate amministrazioni di aver dormito per dodici anni.
Così stanno accusando anche il Sindaco e gli amministratori del Partito Democratico loro attuali alleati, che erano allora dirigenti di primo piano del partito parte integrante e maggioritaria delle passate amministrazioni.
A questi smemorati ricordiamo ciò che già sanno, ma fingono di non sapere.
La Legge che consente detta cessione è, sì del 1998, ma il requisito per attuarla è la piena proprietà delle aree da parte del Comune.

Nel 2003, dopo dieci anni di ricorsi da parte di un proprietario, l’Amministrazione chiuse il contenzioso sul valore delle aree e prontamente attivò l’operazione conguagli per acquisire definitivamente i terreni.
Nel 2004, però, ecco il ricorso organizzato contro i conguagli proprio dal neo assessore Scipione e da Progetto Bussero, che, illudendo i cittadini con la certezza di una vittoria, costruirono su quella vicenda le proprie fortune elettorali.
Nel 2007 il Sindaco propone alla sua maggioranza l'avvio della procedura per cedere la proprietà, ma nel 2008 il Partito Democratico chiede il rinvio a dopo le elezioni. A quella Amministrazione non rimaneva che rogitare le aree che finalmente, a inizio 2009, diventano legalmente di proprietà del Comune.

Dopo il voto, con la nuova Amministrazione il Sindaco, nel 2009 accampa la scusa della priorità del PGT, nel 2010 rinvia perché prima bisogna individuare le opere da realizzare, nel 2011 si inventa la “messa a punto del meccanismo finanziario”.

Questo era uno dei punti di dissenso con il Sindaco, dei quali avevamo chiesto la verifica politica. Se non avessimo organizzato quell’assemblea, nessuno parlerebbe ora di questo argomento.

Concludendo:
  • a Scipione e a Progetto Bussero, una bella dose di “memoril”;
  • al Sindaco Colombo, l’invito a rispettare il programma elettorale;
  • ai cittadini interessati, la richiesta di farsi sentire;
  • ai cittadini buggerati che nel 2004 spesero dei soldi per i ricorsi: “ringrazino” Progetto Bussero;
  • alla nuova maggioranza vi attendiamo al voto nel prossimo consiglio comunale sulla nostra mozione per la cessione del diritto di proprietà.

lunedì 21 marzo 2011

NO ALLA GUERRA CONTRO LA LIBIA, NO A GHEDDAFI

FERMARE LA GUERRA CONTRO LA LIBIA, SI AI DIRITTI UMANI E ALLA DEMOCRAZIA

La guerra contro la Libia è la risposta più sbagliata e pericolosa alla domanda di democrazia. Vogliamo un immediato cessate il fuoco per consentire l’avvio di un negoziato tra le parti che abbia come interesse superiore quello della protezione delle popolazioni civili, con l’obiettivo di mantenere l’integrita’ e l’autonomia di quel Paese.
Appare evidente che lo scenario più probabile è quello di una vera e propria escalation militare, ivi compresa l’invasione militare terrestre delle forze della coalizione. Si prefigura uno scenario di guerra che è ben distante dalle iniziali dichiarazioni di protezione delle parti che avevano partecipato alla ribellione contro il regime totalitario del colonnello Gheddafi.
Siamo contrari alla parte della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che consentiva l’uso dell’offensiva militare ad una coalizione di cui, oggi, l’Italia fa pienamente parte. Questa risoluzione è tardiva, a fronte di una situazione sul campo libico che necessitava un celere intervento politico e diplomatico a favore degli insorti quando questi ultimi avevano il pieno controllo di una parte importante del Paese e prima che Gheddafi potesse riorganizzare le sue forze e procedere alla riconquista delle zone liberate dal suo regime.
Siamo convinti che il principio della non interferenza negli affari dei singoli stati sia un delitto contro un principio più grande ed importante, quello del rispetto dei diritti umani. Siamo altresì convinti che ogni qual volta la parola “umanitario” si sia accostata alla guerra si siano prodotte violazioni e violenze ancora più gravi.

Il colonnello Gheddafi è uno dei peggiori dittatori del pianeta al quale il presidente del Consiglio Berlusconi faceva il baciamano grato per i suoi servigi economici ed ancor di piu’ per la ferocia con la quale la Libia controllava il flusso dei migranti dall’Africa.
Siamo senza esitazioni dalla parte delle popolazioni che, sollevandosi, hanno rovesciato i regimi autocratici della Tunisia e dell’Egitto, o che si battono per la libertà e la democrazia in Marocco, Algeria, Yemen, Bahrein e Albania.
Per noi il no alla guerra e l’inimicizia e l’avversione nei confronti di Gheddafi hanno ugual rilievo. Dobbiamo uscire dal vicolo cieco tra inerzia e guerra per generalizzare il tema dei diritti umani e della democrazia.

Per questo chiediamo che il nostro Paese non partecipi, in ottemperanza all’articolo 11 della Costituzione, alla guerra promossa e che, al contrario, l’Italia si faccia promotrice di una iniziativa politica per determinare il cessate il fuoco e l’apertura del tavolo negoziale, oltre a richiedere l’applicazione delle parti della risoluzione 1973 che consentirebbero di promuovere un’ intervento positivo per il cambio del regime e la protezione dei civili.

Si affronti l’emergenza profughi sospendendo il Frontex e determinando una nuova politica di accoglienza ed integrazione di uomini e donne i cui diritti umani non possono essere difesi con le bombe nei Paesi di provenienza, per poi essere calpestati appena mettano piede sul suolo europeo.

Questo è il momento di coinvolgere l’opinione pubblica in una generale mobilitazione per i diritti umani, la democrazia e la pace.
Proprio per questo chiediamo di non abbandonare mai lo spirito critico e la cognizione delle conseguenze che gli atti di queste ore possono determinare. Costruire la pace significa dire la verità, emanciparsi da ogni logica di campo, essere contro i dittatori senza esitazioni e stare sempre dalla parte delle popolazioni che subiscono le violenze delle guerre.

150 ANNI D'ITALIA UNITA

Un’occasione da cercare per ricordare 150 anni d’Italia unita
 
Il rischio di cadere nella retorica non è da sottovalutare, ma nello stesso tempo la nascita dello Stato italiano unitario è stato un evento che non può essere sottaciuto o dimenticato.
Non tutti i giorni nasce uno Stato, non tutti gli anni si celebra un anniversario. Sarà pure una convenzione, ma fissare nella mente la data di un avvenimento e rammentarsene ha la sua importanza. L’oblio non è la soluzione.
I cittadini possono esporre la bandiera, possono studiare sui libri la storia, possono parlare tra loro, ma si attendono che le istituzioni si chiamino in campo e organizzino eventi collettivi.
L’istituzione pubblica più vicina ai cittadini è, a detta di molti, l’Amministrazione Comunale e molte amministrazioni comunali hanno colto l’occasione per celebrare in forma pubblica la nascita del Regno d’Italia.

L’amministrazione comunale di Bussero ha lasciato passare il 17 marzo 2011, non so se per scelta o per dimenticanza, senza organizzare un evento collettivo per riflettere sull’anniversario dei 150 anni di Italia unita.

Ricordare l’anniversario dell’unità d’Italia in forma pubblica avrebbe sottolineato che gli uomini sulla terra non sono soli, che anche gli Stati non sono soli, che se non ci si dà una mano varrebbe solo l’adagio: “homo homini lupus”. E, francamente, mangiare l’altro per non essere mangiati non è una bella prospettiva.
Celebrare in modo pubblico l’anniversario di uno Stato unitario che non tutti amano, ci avrebbe aiutato a ricordare che lo Stato non è una entità astratta, ma è un insieme di persone che vivono gomito a gomito.
Persone che, in un modo o nell’altro, cercano, o almeno dovrebbero cercare, di aiutarsi, a partire dalle organizzazioni naturali più minute per salire via via nella scala della complessità per affrontare problemi più grandi che i singoli non potrebbero altrimenti superare.
La celebrazione in forma pubblica e collettiva avrebbe ben potuto andare oltre la retorica se non si fosse limitata ad un bel discorso, ad una banda che suona, a una marcia di soldati, se l’incontro fosse stato promosso per fare incontrare chi ha idee diverse, chi non la pensa allo stesso modo, ma che, comunque, vive sullo stesso piccolo pezzetto di terra che il Buon Dio ci ha dato in prestito.
A questo punto, anche se l’unicità del giorno è andata perduta, guardo al futuro e spero che l’Amministrazione Comunale trovi il tempo di metterci tutti insieme a far festa.

Bussero, 20 marzo 2011
Marco Vergani

sabato 19 marzo 2011

LA BELLA POLITICA DEI FATTI

L'ANTIDODO ALLE BUGIE E ALLA DEMAGOGIA

Sinistra per Bussero non vuole concorrere all'auto distruzione del corpo sociale del centrosinistra praticato dal gruppo dirigente del PD locale.
Ai toni offensivi usati da questi, rispondiamo con la bella politica dei fatti. Vogliamo bene alla nostra gente.
Il ripudio e la retro prospettiva delle scelte compiute dalle precedenti amministrazioni, fatta dai dirigenti del PD, delle quali gran parte di loro sono stati protagonisti e le argomentazioni usate assieme all'assessore al bilancio quali: elusione fiscale, danno per le casse comunali, giustizia sociale lesa, servono a distoglie l'attenzione dalle scelte impopolari compiute dall'attuale sindaco e in almeno due casi sbagliate.
Diciamo la verità: il sindaco e la sua squadra hanno deciso di aumentare le entrate da tributi patrimoniali e contributi di costruzione.
A tal fine in Comune hanno dato incarico a una società esterna per il controllo e recupero ICI, hanno elevato la soglia per effettuare gli accertamenti, hanno applicato la retroattività sugli stessi, hanno modificato i termini di pagamento dei tributi comunali, hanno incrementato il contributo di costruzione e ne hanno ridotto il tempo di pagamento in caso di rateizzazione.
Sinistra per Bussero ha contestato l'incarico affidato all'esterno per il controllo e recupero ICI perché costoso e non da la certezza sui risultati previsti. Ribadiamo, per memoria al PD, i dati di bilancio al 31 dicembre 2010 su questa risorsa: € 35.000 in meno rispetto alle previsioni azzerando di fatto l'incasso straordinario; inoltre dopo l'emissione degli accertamenti sull'annualità 2005, solo nei primi 30 giorni del 2011 sono già state contestate cartelle per € 27.000, con minori entrate pari a circa il 50% di quanto si aspettava di incassare. Vedremo alla fine.
Sinistra per Bussero ritiene anche illegittimo applicare la retroattività degli accertamenti sull'ICI delle aree fabbricabili in presenza di un regolamento che già ne fissava il valore minimo per essere esenti dall'accertamento, fatta salva la facoltà per l'Amministrazione comunale di adeguare annualmente tale soglia.
Scelte sbagliate colpiscono ingiustamente i contribuenti e recano un danno a tutti i cittadini.
Ipotizzare il raddoppio delle entrate dell'ICI da aree fabbricabili, come afferma il coordinamento del PD, solo perché si è modificata la soglia di accertamento da la cifra dell'incompetenza. Se questa equazione fosse applicata al prossimo bilancio di previsione, si renderebbero precarie e incerte le entrate e l'equilibrio di bilancio con grave danno per la comunità.
Siamo già alla fine del primo trimestre dell'anno e non è ancora stato presentato il bilancio di previsione 2011, l'immobilismo di questa amministrazione continua, vedremo quando e quanto iscriveranno su questa imposta, così come dopo le affermazioni dei dirigenti del PD ne misureremo la coerenza o la demagogia sull'addizionale comunale IRPEF. I numeri non sono oppinioni.

giovedì 17 marzo 2011

NUCLEARE: QUESTIONE PLANETARIA

DICIAMO ANCORA BASTA!
La questione nucleare è tutt’altro che una questione nazionale, il problema della sicurezza delle centrali è molto più vasto di quanto ci si immagina.

Intorno al territorio italiano, a pochi chilometri dai nostri confini, esistono centrali decrepite che funzionano regolarmente e delle quali non si conosce poi un granchè.

“Centrale nucleare sicura” e’, come e’ noto, un espressione priva di senso.

Il fatto che dal 1979 tre incidenti rilevanti come quello a Three Mile Island, a Chernobyl e come quello alla centrale di Fukushima, abbiano smentito tutte le certezze dei nuclearisti in tema di sicurezza delle centrali atomiche, chiede al mondo intero un atto di responsabilita.

L’impressione è che tutti i Paesi più grandi, più industrializzati vivano il trauma della catastrofe nucleare nella centrale giapponese, davvero come un punto di cesura rispetto al passato.

Mentre il mondo riflette sull’avventura nucleare, non e’ possibile che l’unico governo che dica “andiamo avanti” sia quello italiano con le parole veramente indecenti del Ministro, per così dire, dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e con la svagatezza dei vertici dell’Enel che ci raccomanda di non lasciarsi prendere dall’emotività.

Soltanto le logiche delle grandi lobbies economiche che si sono arricchite con il nucleare civile e militare possono impedire all’Italia di partecipare alla discussione che coinvolge tutto il pianeta sul futuro dell’energia nucleare.

La nostra gente, le nostre comunita’, i nostri territori, hanno il diritto di difendersi da una scelta che ha soltanto i tratti dell’affarismo lobbistico e che non corrisponde per niente alle necessita’ di approvvigionamento energetico del nostro Paese.

A giugno il secondo referendum che potrebbe far naufragare la politica nuclearista esasperatamente sponsorizzata da questo Governo. La chiamata alle urne è una tappa fondamentale per chi crede nelle energie rinnovabili e nella loro modernità.

CENTRALI ATOMICHE: STOP!

NUCLEARE: LEGA E PDL  IN REGIONE
SI SOTTRAGGONO AL DIBATTITO
 di Chiara Cremonesi dal sito di SEL Lombardia

Mentre il mondo intero riflette sulla catastrofe del Giappone, mentre la Germania chiude sette impianti e il commissario europeo per l'energia dichiara che si tratta di un'apocalisse e che tutto è fuori controllo, il centrodestra in Regione Lombardia si sottrae alla discussione sul tema del nucleare.
La mozione urgente che abbiamo presentato per chiedere di sospendere formalmente il programma di realizzazione di centrali atomiche in Italia e per esprimere la nostra solidarietà al popolo giapponese non è stata votata perché i consiglieri della Lega hanno lasciato l'Aula in anticipo, facendo mancare il numero legale.
Troviamo questo comportamento grave e irresponsabile, da parte di un centrodestra che in Italia, a tutti i livelli, sta tentando di liquidare la vicenda come una semplice reazione emotiva. E invece stiamo parlando della salute e della vita stessa di noi tutti, di fronte a una sicurezza che il nucleare non può e non potrà mai garantire.
Auspichiamo ora che la questione sia affrontata al più presto, soprattutto in considerazione del fatto che la Lombardia è tra le sole quattro Regioni che si sono espresse favorevolmente sul piano di ritorno all'atomo predisposto dal Governo.

venerdì 4 marzo 2011

CASE IN 167

È L'ORA DEL RISCATTO
Questo è quanto chiedono i cittadini che hanno partecipato numerosi all'incontro pubblico sul passaggio dal diritto di superficie al diritto di proprietà organizzato da Sinistra per Bussero.
L'auditorium della biblioteca mercoledì 2 marzo era stracolmo di cittadini attenti ad ascoltare i relatori, Giordano Marchetti vicesindaco di Cernusco e Luigi Verderio assessore di Vimodrone, che hanno spiegato con chiarezza e competenza le esperienze fatte nei loro comuni.
È emersa la consapevolezza che il procedimento è complesso e può partire solo se esistono tre condizioni: 1) l'Amministrazione comunale decide di cedere il diritto, 2) individua i lotti sui quali intervenire, 3) affida l'incarico a un tecnico specializzato per la perizia dei valori delle relative aree.
Comunque deve essere adottato un unico parametro valevole per tutti e per tutta la durata della procedura.
È stato rimarcato come il successo di tutta l'operazione dipende dalla capacità dell'Amministrazione comunale di gestire il procedimento.
Negli interventi i cittadini hanno chiesto chiarimenti su metodi adottati, costi, tempi, obblighi o libertà di scelta.
Gli organizzatori di Sinistra per Bussero sono soddisfatti dell'ottima riuscita dell'iniziativa e ringraziano i cittadini che hanno partecipato.
Si faranno interpreti, con spirito di servizio, della volontà emersa dai presenti che hanno sottoscritto un appello al Sindaco.
A tal fine Sinistra per Bussero presenterà nel prossimo consiglio una mozione che impegni il Sindaco ad attivarsi per cedere il diritto di proprietà delle aree in 167.

giovedì 3 marzo 2011

SOSTEGNO DELL'ACQUA COME BENE PUBBLICO


APPROVATA LA MOZIONE DI SINISTRA PER BUSSERO
I consiglieri di Sinistra per Bussero hanno ripresentato la mozione “in difesa dell’acqua come diritto universale inalienabile e del principio della proprietà del servizio idrico integrato”.
Hanno votato a favore con Sinistra per Bussero, i consiglieri del Partito Democratico dividendosi nel voto dai consiglieri di Progetto Bussero che hanno, invece, votato contro – assieme alla Lega e PDL - sostenitori di Formigoni in Regione che ha approvato una legge che avvia la privatizzazione dell'acqua.
L’approvazione della mozione consentirà di attivare la procedura comunale per l’inserimento nello Statuto dell’Ente del riconoscimento del diritto umano all’acqua, nonché del servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, dando coerentemente attuazione a quanto già deliberato dal Consiglio comunale con la precedente mozione del 17.11.2009.
Il capogruppo di Sinistra per Bussero ha già richiesto la convocazione della commissione preposta per inserire nello Statuto i contenuti della mozione, della quale segue il testo del dispositivo:

(omissis)
ALLA LUCE DI QUANTO SOPRA DELIBERA

di impegnare il Sindaco e la Giunta:
  • a contrastare, assieme ad altri Sindaci, il nuovo quadro legislativo regionale attivandosi in primo luogo per difendere l’autonomia decisionale delle autorità d’ambito per tutto il 201, in funzione della proroga nazionale già menzionata;
  • a sollecitare il Presidente della Commissione Affari Istituzionali – Regolamenti generali affinché convochi con urgenza tale Commissione per discutere - onde poi procedere alla deliberazione in Consiglio Comunale - l’integrazione dell’art. 4 bis dello Statuto comunale con l’inserimento del seguente comma 2:
2. Il Comune di Bussero inoltre:
  • riconosce il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
  • conferma il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;
  • riconosce che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e, quindi, la relativa gestione va attuata attraverso gli articoli 31 e 114 del D. Lgs. N. 267/20001.”
(omissis)

 

INFORMA n.15


NOTIZIE DAL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28 FEBBRAIO 2011
 

LIQUIDATO IL SEGRETARIO COMUNALE

E’ L’EX CANDIDATO SINDACO BARLASSINA IL NUOVO SEGRETARIO COMUNALE DI BUSSERO

RADDOPPIATI I VALORI DELLE AREE FABRICABILI

REGOLAMENTO DELLE ENTRATE COMUNALI

SOSTEGNO DELL'ACQUA COME BENE PUBBLICO: APPROVATA LA MOZIONE DI SINISTRA PER BUSSERO

COMBATTERE LA CORRUZIONE: APPROVATA LA MOZIONE DI SINISTRA PER BUSSERO

LEGGI IL TESTO INTEGRALE DELLE NOTIZIE  INFORMA n.15

mercoledì 2 marzo 2011

DECRETO ENERGIA RINNOVABILI


LETTERA DI PROTESTA
Riceviamo e pubblichiamo un contributo dell'Avv. PAOLA FERRARI

On. Presidente del Consiglio dei Ministri,
On. Ministro dello Sviluppo Economico,
On. Ministro dell'ambiente, della tutela della natura e del mare,
On. Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali

AI SENATORI ED ONOREVOLI DELLA REPUBBLICA

Oggetto della mail: Senza lavoro per decreto: 15.000 famiglie a rischio

In questi giorni, si decide la morte per decreto delle energie rinnovabili in Italia. Quindicimila famiglie rischiano di perdere in pochi mesi il posto di lavoro, un indotto che occupa altre 100.000 persone sarà colpito. E' un prezzo altissimo, in termini sociali ed economici, che verrà pagato da uno dei pochissimi settori produttivi non colpiti dalla crisi e da un numero importante di lavoratori e famiglie. E' quello che succederà se il Consiglio dei Ministri approverà il decreto sulle rinnovabili nella versione che circola in questi giorni all'interno del Parlamento e su cui si leggono anticipazioni di stampa.
Dopo pochi mesi dalla (lungamente attesa) approvazione, nel mese di agosto dello scorso anno, della legge sul nuovo conto energia, lo scorso 31 gennaio la Commissione europea ha adottato, come noto, una raccomandazione in cui invita gli Stati membri ad incoraggiare le politiche di sviluppo delle fonti rinnovabili, scoraggiando esplicitamente strumenti normativi retroattivi, causa di incertezza sul mercato e di congelamento degli investimenti.
A dispetto di queste premesse nelle bozze del decreto legislativo rinnovabili leggiamo la previsione di introdurre retroattivamente un limite vincolante di 8.000 MW. Stop ai progetti autorizzati e in corso di autorizzazione. Stop a molti cantieri in corso. Un vero e proprio tetto al fotovoltaico, più di 6 volte inferiore a quello fissato dalla Germania. È questa la prospettiva che annienterebbe il settore fotovoltaico a partire dalla prossima settimana con l'eventuale approvazione in Consiglio dei Ministri. A farne immediatamente le spese saranno circa 150.000 lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nel fotovoltaico.
In queste condizioni un'industria nascente è condannata a morte prima ancora di essere diventata pienamente adulta. Se nell’arco di pochi giorni non si riuscirà a introdurre dei correttivi, il fotovoltaico rischia una Caporetto, con ripercussioni molto pesanti sia in termini occupazionali che di credibilità del sistema Paese. Mentre gli Stati Uniti di Obama, pur in presenza di un taglio delle spese pubbliche molto robusto, mantengono saldo il timone verso lo sviluppo delle rinnovabili, l’Italia rischia un nuovo tracollo dopo quello degli anni Ottanta.
Siamo sbigottiti, è incomprensibile. Non è abbastanza promuovere l'ambiente e la salute di noi tutti, generare ricchezza e dare lavoro a oltre 15.000 addetti diretti e fino a 100.000 indiretti, offrire l'opportunità a oltre 160.000 famiglie di diventare indipendenti energeticamente? Quali interessi si vogliono davvero tutelare? Chi sono i poteri forti che stanno eliminando ad una ad una tutte le rinnovabili? Prima l'eolico, oggi il fotovoltaico. Che destino attende un paese che distrugge sistematicamente le proprie opportunità di sviluppo?
Nonostante il parere positivo in sede di Commissioni Parlamentari (per cui lo schema di decreto attuativo della direttiva 2009/28 sull’energia da fonti rinnovabili si inserisce nel quadro della politica energetica europea volta a ridurre la dipendenza dalle fonti combustibili fossili e le emissioni di CO2) il dibattito in corso, specie per le notizie di stampa spesso espressione di interessi non necessariamente palesi e esplicati in sede politica e sociale, sembra preludere ad un intervento legislativo che andrà, si teme, in senso diametralmente opposto a quello, voluto dalla Commissione, di incoraggiamento delle politiche di sviluppo delle fonti rinnovabili.
La realtà è diversa. A fronte di una crisi che non smette di mordere il tessuto produttivo, è vero che il settore delle rinnovabili si muove in netta controtendenza. Gli incentivi (che, ricordiamo, non gravano sul bilancio dello Stato ma nemmeno su quello delle famiglie, come invece si è letto in questi giorni) hanno creato un volano virtuoso che ha consentito al Paese di riavvicinarsi al gruppo dei paesi leader nel campo dell’innovazione e della capacità produttiva. Il fotovoltaico, in un contesto così difficile come quello che abbiamo visto delinearsi negli ultimi anni, rappresenta un settore in crescita occupazionale e di fatturato, oltre che un settore tecnologicamente in evoluzione.
Confidiamo nell’equilibrio e nella saggezza del Governo e del Parlamento affinché si voglia intervenire per evitare che un altro tassello della nostra economia cada vittima di contrapposti interessi e di battaglie ideologiche. Confidiamo che saprete dare un futuro all’economia delle famiglie che lavorano in un settore in crescita e possono anche dare ossigeno alle finanze personali attraverso la riduzione delle proprie individuali spese per energia. Far crollare un settore economico in attivo in un momento di crisi costituirebbe un segnale di miopia politica senza precedenti.

martedì 1 marzo 2011

SE NON ORA QUANDO?

Le donne di Bussero alla mobilitazione nazionale del 13 febbraio a Milano

È stata superata la soglia della decenza.
“Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità, e diciamo agli uomini: se non ora, quando? È il tempo di dimostrare amicizia verso le donne”
DONNE DI BUSSERO