domenica 30 marzo 2014

W LA FIRMA

Raccolte le firme per presentare la lista UN ALTRA EUROPA CON TSIPRAS alla elezione del Parlamento europeo.
Ringraziamo chi si è presentato al banchetto, recarsi a firmare, a prescindere di come si voterà, è già un atto incisivo di democrazia.
Di questi gesti ne abbiamo bisogno perchè soffia sull'Europa un vento di astensionismo, un vento minaccioso di populismi antieuropeisti e nazionalisti.
La risposta ai governi di innaturali coalizioni, alle politiche di austerità, ai trattati inefficaci che hanno impoverito i popoli dell'Europa, non è meno Europa ma una diversa Europa.
La lista “L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS” nasce per percorrere questa strada ed è il vero fatto politico nuovo.
Per la prima volta nell’Europa del dopoguerra una nuova generazione ha aspettative peggiori rispetto a propri genitori. I giovano vedono le proprie aspirazioni bloccate dall’elevata disoccupazione e la prospettiva di diventare grandi senza lavoro o sottopagati.
Dobbiamo urgentemente superare la divisione tra Nord e Sud dell’Europa e demolire il “muro monetario” che separa gli standard e le possibilità di vita nel continente.
L’Eurozona  è sull’orlo di un collasso. Questo non è dovuto all’Euro in sè, ma alle politiche di austerità che, anziché supportare la moneta unica, l’hanno indebolita. E che insieme alla moneta unica hanno indebolito anche la fiducia dei cittadini nell’Unione Europea e il percorso di integrazione dell’Europa.
È la disuguaglianza che stimola l’euro-scetticismo, dovremo abbandonare austerità e recuperare democrazia.
Questa non  è la nostra Europa. È solo l’Europa che vogliamo cambiare: vogliamo un’Europa al servizio dei bisogni umani invece di un’Europa piena di paura della disoccupazione, della disabilità, della vecchiaia e della povertà, che distribuisce guadagni ai ricchi e paura ai poveri, che serve le necessità dei banchieri.
Il cambiamento è possibile e avverrà.
La sinistra Europea si sta battendo per una Europa democratica, sociale ed economica.

sabato 29 marzo 2014

IL BLUFF DELLE PROVINCIE

Sul sito del ministero dell’Interno leggiamo: «Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha comunicato di aver individuato in domenica 25 maggio 2014 la data di svolgimento delle consultazioni amministrative per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali nelle regioni a statuto ordinario. L’eventuale turno di ballottaggio è previsto per domenica 8 giugno. Il decreto del ministro di fissazione della data tiene conto dei principi di riduzione delle spesa pubblica svolgendo, nella medesima data delle elezioni europee, le altre consultazioni elettorali previste nel corso dell’anno».
Di Provincie non si parla.
Come mai se la tanto conclamata legge taglia provincie non è ancora stata approvata? Bisogna dire le cose come stanno.
Le cose stanno che in ogni caso a maggio gli italiani non sarebbero andati alle urne per rinnovare i consigli e le giunte provinciali.
Lo stabiliva infatti la legge di Stabilità del 2013 al comma 325: «Si applica alle Province in scadenza naturale del mandato ovvero cessazione anticipata degli organi provinciali tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2014, il regime commissariale di cui all'articolo 1, comma 115, della legge n. 228/2012».
Le 52 Province in scadenza a maggio diventano tutte comunque commissariate. Fino ad esaurimento. Cioè fin tanto che diventa legge il disegno di legge costituzionale che le cancella dalla Costituzione e dall’amministrazione dello Stato.
Tradotto: per quelle già commissariate (in due tranche, prima Monti, poi letta via via che arrivavano a scadenza) non esistono problemi, nè dubbi, perchè il commissariamento resta fino al 30 giugno, cioè un mese dopo la finestra elettorale per essere poi rinnovato se prima non interviene la modifica costituzionale. Per le province che invece non sono ancora state commissariate, lo diventano appena arrivano a scadenza di mandato. Come le 52 per cui si dice che il disegno di legge Delrio abbia evitato altre inutili urne e schede elettorali. La confusione è tanta in questa faccenda, tra propaganda e demagogia. Quello che più stona è perchè si continua a dire «abolizione delle province» se non sono state abolite.

mercoledì 19 marzo 2014

I QUATTRO TEMPI

Tra i vari commenti sulle dichiarazioni di Renzi e dei sui ministri, ho trovato questa affermazione che dà lo spunto per una riflessione sul primo provvedimento del Governo.
"Primo, l’annuncio: eclatante, da fare effetto.
Secondo, come trovare le risorse per realizzarlo: puntando dritto sul sistema pubblico e sforbiciando quel che resta del welfare.
Terzo, come sopire le reazioni in verità sempre più deboli: usando il contraddittorio tra ministri (o tra questi e i tecnici, alcuni dei quali hanno più poteri degli stessi ministri) e, dove e quando serve, smentendo i giornalisti.
Quarto, definendo ogni volta allo stesso modo questa chiusura del cerchio al ribasso sociale del paese: riforma, riforme."
Oggi  il Presidente del Consiglio Renzi ha affermato: "La disoccupazione giovanile grida vendetta".
Vero!
Ha annunciato nei giorni scorsi, molte misure delle quali alcune condivisibili, anche se ancora parziali, come l'incremento dei redditi medio bassi.
Annunciato, ma atteso forse per maggio-giugno.
Da subito invece interviene su apprendistato e contratti a termine.
Come: aumentandone la flessibilità.
Vecchia ricetta, in tutti gli anni recenti i suoi predecessori hanno volutamente illuso sostenendo che con meno diritti, maggiore flessibilità, ci sarebbe stata più occupazione.
I dati gridano vendetta. La flessibilità è stata usata per creare due generazioni di precari, non  è stata efficace a contenere la disoccupazione che è aumentata a dismisura, facendone pagare il costo ai giovani.
Renzi ha suscitato aspettative, ma così stiamo andando a sbattere ancora una volta.

In pillole le misure sul lavoro contenute nel decreto legge varato dal Cdm.
Il contratto a termine
Aumenta da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato per  per il quale non sono richiesti i motivi. 
Elevata al 20% degli occupati stabili il limite massimo per l'utilizzo dell'istituto.
Possibilità di prorogare fino a 8 volte il contratto a tempo determinato entro il limite dei tre anni, sempre che sussistano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa.
Il contratto di apprendistato
Previsto per i giovani da 15 a 29 anni, con durata da 3 a 6 anni.
Non è più prevista la scrittura del piano formativo individuale.
Per il datore di lavoro viene eliminato l'obbligo di integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l'offerta formativa pubblica, che diventa un elemento discrezionale.
Eliminazione delle attuali previsioni secondo cui l'assunzione di nuovi apprendisti è necessariamente condizionata alla conferma in servizio di precedenti apprendisti al termine del percorso formativo.
La retribuzione dell'apprendista, per la parte riferita alle ore di formazione, è pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.

mercoledì 12 marzo 2014

ITALICUM PASSA ALLA CAMERA

Abbiamo seguito l'iter della nuova legge elettorale, ora esprimiamo il nostro punto di vista.
Ci corre l'obbligo di iniziare con il rilevare che l'Italicum è frutto dell'accordo extraparlamentare tra Renzi e Berlusconi, questo rimarrà impresso nelle nostre menti e riflette tutti i peggiori limiti di questa legge.
Quest'accordo ha affossato tutti i miglioramenti che  erano necessari per renderla una legge giusta.
Alla Camera non è stato possibile trovare accordi tra il Pd  e Sinistra Ecologia e Libertà.
L'accordo ha anche provocato fratture nel Partito Democratico nel voto sugli emendamenti  su punti qualificanti.
Questa è una legge senza la parità tra donne e uomini, parità intesa non come concessione ma come rappresentanza della società reale.
Non sono previste le preferenze, con liste bloccate decise dai partiti senza possibilità di scelta per gli elettori.
È una legge che esclude dal Parlamento milioni di cittadini con la soglia di sbarramento all'8% per le liste non coalizzate, solo nei paesi antidemocratici vi sono queste soglie.
È una legge che non rispetta il principio di rappresentanza tra voti ed eletti, un partito con meno del 30% di voti potrà avere il  52% dei deputati.
È una legge senza la certezza della corrispondenza tra voti espressi in una regione e candidati eletti.
Ci domandiamo con questa legge quanto conta il voto del cittadino elettore?
Auspichiamo che al Senato sia cambiata.


sabato 1 marzo 2014

VENDOLA AL CONGRESSO PSE


Il presidente di Sel Nichi Vendola è ospite al congresso del Pse, incontra Martin Schulz, nonostante il suo partito appoggi la candidatura del leader della sinistra greca Syriza Alexis Tsipras come presidente della Commissione Europea.
Ha dichiarato che "Mettere insieme tutte le forze di sinistra per liberare l'Europa dalle politiche conservatrici è molto importante".