venerdì 7 dicembre 2012

OMAGGI A VITE ANDATE


 Valerio Marchesi
A un anno dalla morte di Lucio Magri, che in questi giorni è stato ricordato a Recanati dai vecchi compagni e amici di tante battaglie e di Pino Ferraris qualche mese dopo Vi propongo di condividere un ricordo che m’ero sentito allora di scrivere, innanzitutto per me, pensando alla loro vita spezzata e alla densità politica e culturale che hanno saputo, nella vita, portare.

Ci sono persone, la cui scomparsa lascia nel tuo profondo una tristezza ed un vuoto difficilmente colmabile. Capita, m’è capitato, con i parenti stretti, i genitori, i nonni, ma, si dice sia normale, sono coloro che t’hanno cresciuto, messo al mondo, come dire.. sono parte di te stesso.
Quando penso a mia madre, silente, sempre presente con lo sguardo, semplice e nel contempo piena di buon senso e capacità di orientarti, è come rivisitare e ridare senso a una parte di me.
Capita anche con le persone varie, che ti hanno accompagnato, segnato nel percorso della tua vita, quella scolastica, sociale, politica; le persone che hanno orientato le tue scelte, che ti hanno aperto squarci di visione sul mondo, sugli uomini, sulla storia umana.
M’è capitato in questi mesi con due intellettuali scomparsi, intellettuali di sinistra, Lucio Magri e più recentemente Pino Ferraris.
Li ho incontrati molto giovane nella mia formazione politica, umana, nelle scelte sociali e di vita che via via incominciavo a compiere.
Lucio Magri, dirigente del PCI, poi espulso, fondatore del “Manifesto”, intellettuale e uomo complesso, di origine cattolica, diventato comunista, nonostante e contro l’esperienza finale dell’Unione Soviatica Uomo dalle ampie visioni, mai scontato, complesso nelle letture della società e della politica, ma mai “al di fuori del contesto”. Minoranza critica, ma mai “minoritario”, sempre capace di leggere i tempi, fossero essi tristi o promettenti, come lo sono stati gli anni tra il 68 e l’oggi. Uomo visionario e critico spietato degli errori del “comunismo”, senza mai rinunciare a “volare”, come nel suo ultimo libro “Il sarto di Ulm”, nel quale un sarto, appunto, nel Medio Evo sfida il vescovo sostenendo che l’uomo potesse volare e così sfracellandosi sulle rocce sotto le mura della città. Epperò l’uomo “volerà”…….poi……
Pino Ferraris, invece, ci venne a trovare a Bussero, credo quindici anni fa, per parlarci delle società di mutuo soccorso della fine ottocento, inizio novecento. La Storia primordiale del Movimento Operaio. Pino, già segretario Psiup a Torino (sembra parlare di un altro mondo, ma era il 1971), poi del Pdup per il Comunismo, poi in Cgil, poi professore universitario a Camerino, ricercatore e critico dei modelli di produzione industriale, a partire dal tessile di Biella, sua terra natia. Pino, un uomo piccolo, semplice, aperto alla rivisitazione della storia, come levatrice di futuro.
Da quando lo reincontrai a Bussero, non riesco a rimuovere dentro di me questo tarlo della “mutualità”, del “mutuo soccorso” come elemento a partire dal quale ridisegnare rapporti sociali, stato sociale, rapporti di produzione, la vita delle persone, una società sostenibile, basata sull’autorganizzazione delle “masse popolari” (termine desueto oggi che siamo diventati tutti “consumatori”, si dice).
Mi succede così, a costo di essere qualche volta ridicolo, che parlo a destra e a manca della necessità di ricollocare la nostra vita sociale all’interno di questo orizzonte, la mutualità, appunto, a partire dalla nascita sino alla morte.
Un nuovo, vecchio modo di gestire il nostro vivere comune, non più scandito dal solo denaro e dalla merce,ma dalla capacità di “stare insieme” aiutandosi (in mutualità, appunto). Follia?????........
Osservate la crisi dello stato sociale ovunque, la crisi fiscale che ci sta sotto e poi, forse, vedremo che tornare alla fine dell’ottocento, alle società di “mutuo soccorso”, è pensare e guardare al futuro.
Ma, forse, siamo ancora al “volare” del sarto di Ulm.
Le persone, Lucio Magri, morto per suicidio assistito in Svizzera, Pino Ferraris, morto di vecchiaia mi hanno condotto a ripercorrere parte delle mie scelte di vita, a interrogarmi sul senso di ciò che si è fatto, dandomi in questo modo la possibilità di “ringraziarli” per quanto di bello hanno saputo comunicarmi.
Che la terra sia loro lieve e il ricordo infinito.

2 commenti:

  1. A proposito di "vite andate", riporto una strofa di una bellissima canzone di Roberto Vecchioni:

    " non si è soli se qualcuno ci ha lasciati, si è soli se qualcuno non è mai venuto "

    primavera '68

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  2. Bella Valerio, Lucio mi manca sopratutto i suoi scritti di economia, le tesi, sempre ricche di spunti e che si sono sedimentate nella mia cultura.
    Ciao
    Max

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