giovedì 13 febbraio 2014

GIRAVOLTE

L'Italia è il sesto paese più industrializzato del mondo e contemporaneamente quello con la più grande esplosione delle diseguaglianze e della povertà.
Siamo un paese in cortocircuito permanente.
La democrazia reggerà ancora?
Quanto resta della credibilità delle istituzioni?
I cittadini italiani si meritano questa sorte?
Ci hanno propinato il governo tecnico come totem salvifico, abbiamo visto i risultati: tanti sacrifici, nessuna equità.
Abbiamo votato per il cambiamento, ci hanno confezionato prima il governo delle larghe intese e poi quello delle piccole.
Oggi è finito anche questo. Sarà ricordato per il governo dei soli annunci.
Letta si dimette sfiduciato dal suo partito.
Renzi, il probabile nuovo Presidente invoca il cambiamento "da condividere con la attuale coalizione di governo" nella continuità della maggioranza del governo appena sfiduciato.
Domanda: il fallimento di Letta è dovuto all'incapacità sue e dei suoi ministri, all'antagonismo competitivo interno al suo partito, o all'anomalia della coalizione politica eterogenea e dagli interessi e riferimenti sociali contrapposti?
Il PD "rileva la necessità e l'urgenza di aprire una fase nuova", ma come si potrà fare questo se si sta con gli stessi che hanno condotto il Paese in questo stato?
In questo quadro dove è finita la novità delle primarie del PD -votare per cambiare- se si riduce a un cambio di chi occuperà la poltrono di palazzo Chigi.
In questo scenario, con una crisi extraparlamentare del governo provocata dallo stesso partito del Presidente, si allarga l'area del disincanto e della lontananza da una politica incoerente e incomprensibile da parte dei cittadini.
Il cambiamento, quello vero, lo vogliamo in tanti.
Si riconduca nelle sedi istituzionali questa crisi e si discuta limpidamente del cambiamento necessario con una matrice dei valori della sinistra e che rompa qualunque compromissione con gli ambienti di destra, berlusconiani o diversamente berlusconiani.

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