sabato 11 ottobre 2014

IN CHE MANI SIAMO

Questa è stata la settimana del dogma: bisogna licenziare liberamente per far ripartire lo sviluppo e creare nuova occupazione.
Un ossimoro per menti distoniche.
“Quello a cui abbiamo assistito al Senato è stato un atto di arroganza e di violenza, un atto di autoritarismo inaccettabile. Mettere la museruola alle istituzioni parlamentari e impedire il confronto reale, non volersi misurare sul merito dei provvedimenti, mettere la fiducia, esibisce soltanto lo spavento che un governo arrogante ha nei confronti della propria stessa maggioranza.”
Questo è quanto dichiara Nichi Vendola e aggiunge: “La precarietà è una tragedia: è una tragedia per il giovane lavoratore precario, perché vive con l'ansia e con la paura ed è una tragedia per il sistema economico che non viene invogliato a formare manodopera qualificata e a investire sull'innovazione, ma viene stimolato a competere partendo dal basso costo del lavoro. Sono terrorizzato perché penso che questa ulteriore perdita dei diritti farà male all'economia e alla convivenza nel nostro Paese.”

Ma come siamo arrivati a questo?
Antonio Polito sul Corriere della Sera scrive: “Le Camere messe da parte. Quello di Renzi è un governo extra-parlamentare. Non solo perché il premier non siede in nessuna delle due Camere, ma per motivi più di merito.
Si moltiplicano infatti i luoghi di decisione politica esterna che il Parlamento non può rimettere in discussione: il Patto del Nazareno, un discorso nella Direzione del Pd, un incontro estivo con Draghi. La stessa ratifica parlamentare si fa al contempo obbligata (con la fiducia) e vaga (con la delega), trasferendo sempre più il potere legislativo all'esecutivo: come è avvenuto sulla riforma dell'articolo 18.
Il parlamentare è ormai un'anima morta, legata al leader da un ferreo vincolo di mandato. Non è vero che funziona così ovunque. Sarebbe il caso di pensarci per tempo. Perché democrazia è certamente decisione, ma è anche e soprattutto potere di controllare il potere. Ogni giorno, e non solo una volta ogni cinque anni.”

Il giorno successivo sempre sul Corriere Piero Fassino ex segretario Ds e oggi sostenitore di Renzi arriva a dire: “Se il Parlamento restasse chiuso sei mesi, potrebbe perfino capitare che nessuno se ne accorga. Il Parlamento ha perso la sua centralità perché la decisione politica è cambiata nelle due variabili dello spazio e del tempo.”
È evidente che si sta aprendo una questione democratica, non solo nella funzionalità del Parlamento ma anche nel rapporto cittadino e società e cittadino e luogo di lavoro.



Nel mentre arrivano nuovi segnali allarmanti.
Su la Repubblica leggiamo:
“Fiat saluta Piazza Affari. Gli Agnelli se ne vanno a New York. A Piazza Affari l'azione chiude una storia iniziata 111 anni fa con la quotazione alla Borsa di Torino nel 1903.”
Sergio Marchionne il nuovo sostenitore di Renzi.

“Capitali di nuovo in fuga dall'Italia: oltre confine 67 miliardi in due mesi. La ripresa del deflusso è testimoniata dai saldi del sistema europeo delle banche centrali. Un deflusso del genere dall'Italia non si era visto dal luglio del 2012. La fuoriuscita di denaro riguarda solo l'Italia. In agosto sono usciti capitali per 30,3 miliardi di euro, mentre la corsa verso l'estero in settembre ha addirittura accelerato con un saldo negativo di 37 miliardi. Era dal periodo drammatico fra la primavera 2011 e la primavera del 2012 che non si assisteva a un'emorragia così sostenuta.”
Cosa ci aspetta? Segni che l'Italia sta riperdendo credibilità per gli investitori?

La Ue avverte l'Italia: "Rientrate in regola. Tagliate il deficit 2015 di quasi 2 miliardi”.
“L'Europa preme perché Hollande e Renzi inseriscano nelle rispettive leggi finanziarie quelle correzioni del deficit che permetterebbero alla Commissione di non dichiarare guerra alla seconda e alla terza economia dell'eurozona. Pur restando sotto il tetto del 3% del deficit nominale,il mancato taglio del debito può costare all'Italia una procedura d'infrazione che assomiglierebbe molto ad un commissariamento con una perdita di sovranità in politica economica.”
Tre argomenti diversi tra loro che però evidenziano quali sono i problemi dell'Italia.
Viene da domandarci: ma in che mani siamo?

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