martedì 30 aprile 2013

NON CI FIDIAMO, NON È IL GOVERNO DI CAMBIAMENTO

Gennaro Migliore - Dichiarazione di voto alla Camera
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Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, signore e signori Ministri, colleghe e colleghi, a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà vorrei innanzitutto rivolgere un pensiero affettuoso e riconoscente a Giuseppe Giangrande e Francesco Negri. Per noi il sacrificio nell'adempimento del proprio dovere è un sacrificio importante, che ci porta ad esprimere tutta la solidarietà nei confronti dell'Arma e della famiglia di queste due persone, di questi due carabinieri, che quotidianamente incontriamo all'uscita di questo palazzo e che rappresentano per noi e per tutta l'Italia un tema importante, quello della sicurezza e del valore delle istituzioni.
Ritengo che sia un atto dovuto, soprattutto in un momento come questo, un momento che noi abbiamo scelto di vivere con la sincerità che lei ci ha richiamato.
Lo abbiamo fatto innanzitutto facendole gli auguri di buon lavoro, perché riteniamo che sia un compito impegnativo e difficile ed abbiamo anche apprezzato la sua idea del confronto politico, figlia –devo dirlo– di una cultura politica che non è la mia, ma che è stata una delle culture costituenti fondamentali della nostra Repubblica, qualcosa che è molto diverso dalle urla che ho sentito, agitando la clava del «lasciateli lavorare».
Noi non siamo per avere un regime unanimistico, né per santificare le esperienze di Governo che non ci convincono. Pensiamo anzi che la libera dialettica e il confronto in Parlamento e nel Paese tra opzioni differenti sia il sale e l'importanza della democrazia.
Per questo motivo, noi abbiamo preso molto sul serio il suo discorso ed abbiamo detto, tra di noi ed anche con i nostri interventi, che è un discorso ambizioso e che con questa ambizione noi volevamo misurarci, anche perché noi siamo molto distanti da una cultura oppositiva che predica il «tanto peggio tanto meglio».
Per noi questo Governo –e su questo non siamo d'accordo– non era l'unico possibile: sono state sprecate delle occasioni, sono state perdute delle occasioni. Mi rivolgo anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: si sono perdute occasioni e spero che non si continuino a perdere, mancando quella sfida importante che è il confronto, anche tra forze di opposizione, nel riconoscimento reciproco che esiste un contributo effettivo alla vita democratica del Paese se sapremo innanzitutto parlarci.
Ma è stato perso anche perché all'interno del Partito Democratico qualcuno ha lavorato perché non vedesse la luce il Governo di cambiamento. E noi siamo qui a ricordare probabilmente innanzitutto cosa avrebbe fatto un Governo di cambiamento.
Infatti, noi non ci arrendiamo alle compatibilità, al senso del realismo e del già dato. Abbiamo lavorato non per noi, ma per milioni e milioni di cittadine e cittadini perché ci fosse in questo Paese una svolta e di questa svolta noi ci sentiamo ancora debitori nei confronti di tanta parte del Paese.
Molti hanno pensato: ora tocca a noi. Non a noi forza politica.
Ora tocca a noi, quelli che hanno pagato di più la crisi, a vedere riconosciuti i propri diritti, a non essere compressi dentro la morsa, che non è tanto difficile da immaginare da che parte venga stretta, di coloro i quali, invece, in questo momento appaiono come i vincitori tattici di questa vicenda ultima, il PdL, che è rientrato al centro di questo Governo, ripeto, anche per responsabilità diverse che sono all'interno di quest'Aula e che in questo momento, secondo me, sono lontani da quelli che potrebbero essere i veri interessi della responsabilità del Paese.
Ed è per questo che non ci fidiamo, signor Presidente del Consiglio.
Nel suo discorso non c'erano soggetti in carne ed ossa, non c'erano quegli studenti che hanno attraversato le piazze del nostro Paese quando hanno detto, in tutte le lingue e con tutta la fantasia di cui erano possessori, che erano terrorizzati e indignati per quello che si stava facendo con le riforme della Gelmini e di Tremonti.
Non c'erano quei soggetti che hanno organizzato –alcuni li conoscete anche voi, anche quelli che siedono da questo lato– i banchetti per raccogliere le firme per definire qual è il concetto di bene pubblico e di bene comune, quelli dell'acqua, 27 milioni di persone.
Noi sulle privatizzazioni faremo un'opposizione durissima perché il prezzo di questa crisi deve essere pagato da quelli che l'hanno prodotta.
Io conosco la sua competenza e mi meraviglio –devo dire la verità, visto che ha fatto un discorso molto ampio– che lei non abbia citato i principali responsabili della condizione nella quale ci troviamo. Non ha citato il mondo della finanza, non l'ha citato neanche incidentalmente nel momento in cui parlava dell'Europa, avendo io ben chiaro che cosa è significato, anche per un piccolo Paese come Cipro, la famelicità di queste nuove caste che si sono impadronite del bene pubblico attraverso la speculazione finanziaria.
E non c'erano tante donne e tanti di quelli che hanno chiesto la libertà di informazione. Facciamo irrompere –lo dico a tutto il Parlamento– quelle persone che hanno lavorato perché volevano dire la propria e volevano essere loro i primi protagonisti. Facciamo irromperle qui dentro con un gesto di rispetto, diamo una corsia preferenziale anche alle leggi di iniziativa popolare.
Valgono quanto le nostre, valgono quanto quelle che nel corso di questi anni sono state tante volte sepolte.
Noi siamo in una condizione eccezionale, è vero, soprattutto sono in una condizione di eccezionale sofferenza le persone che perdono il lavoro. Le parole e le cose, le parole e le cose. Se c’è ad un certo punto un problema e una questione sulla casa, ricordiamoci tutti che il 90 per cento degli sfratti avviene per morosità incolpevole, cioè per quelle persone che perdono il lavoro e lo sanno soprattutto i sindaci che sono anche qui seduti nel suo Governo e credo che daranno un contributo in questo senso a riconnettere pure con un certo sentimento che attraversa il nostro Paese.
E, allora, noi dobbiamo fissare degli obiettivi, non solo stigmatizzare quello che è accaduto nel corso di questi anni –niente investimenti su cultura e formazione– ma stare sugli obiettivi e non pensare che con i contratti precari si possa continuare ad affrontare questa crisi. È tempo di dare certezze.
E poi le posso dire una cosa? Io non ce la faccio più a stare dalla parte di quelli che dicono: non è arrivato il tuo momento. Si sente sempre dire che non è la priorità –è vero o no? Lo dico ai leghisti come quando Cécile Kyenge ha detto che c’è bisogno della legge che dia la cittadinanza ai figli degli immigrati.
Non è la priorità, non è mai il turno di queste persone, non è mai il turno di una parola che è stata omessa in questa discussione, delle persone omosessuali.
Non è mai il turno loro a vedere riconosciuti i loro diritti, a vedere riconosciuti i diritti di chi è a fine vita. Non è mai il turno di questi.
Eppure siamo 630, ci sono 21 Ministri, ci sono le persone che potrebbero lavorare: lei fa bene, deve intervenire su tutte le cose urgenti –gli esodati, i cassintegrati–, ma a un certo punto, dica anche che è arrivato il turno di quelli che l'hanno sempre aspettato, e che non lo stanno aspettando da 20 giorni o da 60 giorni, ma lo stanno aspettando da tutta la vita.
E poi mi lasci concludere su una questione: a me interesserebbe parlare anche delle questioni internazionali, ma le dico solo che, invece, vorrei concludere su una questione.
C’è un peccato originale –lei ha fatto riferimento all'Antico Testamento–, nel ventennio berlusconiano: si chiama conflitto di interessi.
Non è una vicenda che riguarda una singola persona, riguarda un coacervo di interessi. E io chiederò a ciascuno di voi di votarlo il conflitto di interessi, perché il conflitto di interessi ha inquinato profondamente la vita politica e sociale di questo Paese. E noi lo riproporremo come prima iniziativa di questo Parlamento.
Ed è per questo –e concludo– che l'importantissima Convenzione per le riforme, io sono d'accordo, si deve fare: ma lei si immagina, come è uscito oggi sui giornali, se questa commissione possa essere affidata a Silvio Berlusconi?
Ma invece di litigare sulle poltrone, visto che ci saranno anche persone esterne, perché non l'affidiamo a un uomo che è stato protagonista anche di questa discussione, cioè a Rodotà? Perché non l'affidiamo a lui la Convenzione? Diamola, io non ci rinuncio! Non voglio che la Convenzione sia nelle mani di un politico che ha fatto parte di questo Parlamento per attaccare le istituzioni repubblicane! Diamola a chi ha rappresentato il meglio in questo Paese! Diamola al cambiamento!
E noi per questo, signor Presidente del Consiglio ci faremo interpreti di un'opposizione leale: perché, per quanto siano larghe le vostre intese, non riusciranno a contenere tutte le domande di cambiamento che abbiamo incontrato noi.

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