lunedì 21 novembre 2011

IL NUOVO GOVERNO

Assemblea Provinciale Milano di SEL 

Daniele Farina - Coordinatore SEL Provincia di Milano

Negli scorsi giorni abbiamo ascoltato il discorso di Mario Monti nel corso del dibattito sulla fiducia al Senato e alla Camera dei Deputati con il quale ha varato un governo di impegno nazionale sostenuto dalla quasi tutte le forze politiche ivi rappresentate. Una maggioranza parlamentare apparentemente bulgara. E di cui è importante sottolineare il carattere apparente.

La caduta del governo Berlusconi è avvenuta per una via che abbiamo definito "paraparlamentare", giusta la festa per l'evento. Giusta ma giustamente breve. Gli accadimenti non vanno, a mio avviso, letti come il precipitato di un tumultuoso accavallarsi di eventi, ma come una soluzione preparata nel tempo. Lungi da me voler accedere a teorie del complotto, alla Trilateral Commission, a consorterie del potere politico finanziario internazionale, su cui si è sviluppata in questi giorni ampia e non so quanto utile letteratura. Ma la sensazione è quella di un esito non improvvisato.


La metto così: nel 2006 io ho votato Giorgio Napolitano e mi sono chiesto in questi giorni se, con il senno del poi, lo avrei fatto. La risposta è sì. Tuttavia questa volta, forse, sarebbe stato meglio accompagnare la crisi del governo e della sua maggioranza verso un ormai scontato esito parlamentare e il paese a nuove elezioni, come Grecia e Spagna. Oppure delimitare il campo di un governo di scopo con alcune cose chiare. Non credo che la speculazione internazionale, se di questo tratta, si sarebbe comportata molto diversamente. Manca ovviamente la controprova.
Oggi ci troviamo invece in una situazione affatto diversa. Per dichiarazione e discorso programmatico il governo Monti non è un governo a termine ma "ciò che si prefigge di fare è impostare il lavoro, mettere a punto gli strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo". Si candida cioè a introdurre provvedimenti che limiteranno fortemente l'autonomia è lo spazio di azione dei prossimi governi. Un solo esempio perché è il più grave: legge costituzionale per introdurre il vincolo di bilancio in pareggio. Compito del Parlamento certo, ma primo punto del discorso di Monti. Dove sta il problema: sta nel fatto che la natura del suo programma e delle azioni annunciate sono tutte dentro il perimetro tracciato dalle istituzioni economiche sovranazionali. 39 paletti che Alfonso Gianni ha recentemente nominato con immagine forte come i 39 chiodi della nostra bara.
In questo caso tecnico deve intendersi come un preciso paradigma economico di impianto neoliberista. Mi ha fatto in proposito una certa impressione sentire parlare di politiche microeconomiche e di produttività dei fattori, un inequivoco vocabolario neoclassico e successive modificazioni.

SEL non è rappresentata nel Parlamento della Repubblica. Ha collocato la sua azione politica nella ricerca di una discontinuità con le politiche del precedente governo per un reale cambiamento del Paese. La Presidenza di SEL, ieri a Roma, ha apprezzato il cambiamento di stile del governo Monti, la perizia dei suoi componenti, ma non ha trovato nel discorso sulla fiducia quella discontinuità necessaria. Anzi. Di qui il termine delusione è stato utilizzato.
Certo, lotta all'evasione, all'illegalità e alle mafie, tassazione preferenziale per le donne. Attenzione ai giovani ma secondo un impianto di riforma combinata delle pensioni e degli ammortizzatori sociali che rischia di essere una concreta esperienza di quelle forme di cannibalismo generazionale di cui Monti è uno dei maggiori teorici. Non una parola sull'ambiente, il dissesto idrogeologico, per quella che per semplicità chiamiamo green economy, ma anzi nostalgia di nucleare, entusiasmo per la Tav, ammirazione architettonica per il ponte sullo stretto. Con il consenso delle parti sociali si supererà il mercato duale. Che tradotto temo significhi, nonostante le precipitose precisazioni del senatore Ichino, qualche benvenuta garanzia in più per i non garantiti, sottratta a quei super garantiti dei lavoratori dipendenti. Mario monti è un economista e infatti nella teoria dei giochi questa figura si chiama a somma zero.
Spostamento della contrattazione verso i luoghi di lavoro ovvero l'orazione funebre del contratto nazionale e così via fino ad un militare al Ministero della Difesa che non è proprio un bel biglietto da visita verso quella campagna e tensione per la riduzione delle spese militari che andiamo sostenendo. No ad un'imposta patrimoniale se non con una manovra sull'ICI che prevede anche la prima casa. Tante ombre poche luci.
Una politica dei sacrifici di cui valuteremo la tanto indicata equità e che si inserisce in un corpo sociale non reduce da un ventennio di tumultuosa dinamica salariale ed innalzamento dei diritti ma anzi già segnato da un gigantesco trasferimento di risorse dai redditi da lavoro, dalle pensioni, verso la rendita e il profitto. Ha ragione Berlusconi quando dice che il governo Monti hai iniziato bene, per noi assai meno.

Nonostante il pessimismo della ragione Sinistra Ecologia Libertà non è iscritta d'ufficio al club degli oppositori a prescindere. Sarebbe errore grave quello di chi, avendo capito tutto, si ritirasse in un Aventino ideologico. Nel prossimo periodo credo che verranno al pettine i nodi di quella retorica, quella sì fortemente ideologica, della "salvezza nazionale". Li saremo, nel Paese, ad indicare, con la concretezza della proposta, una diversa via di fuoriuscita dalla crisi.
Nell'entusiastico apporto al governo Monti anche il quadro politico appare scomposto, credo abbia ragione Vendola quando afferma che bisogna stare attenti a quelle "quaresime tecnocratiche che predispongono le resurrezioni populistiche". Ovvero a quella di Berlusconi. Il rischio è reale. E mi pare scandalosa la possibilità che chi ha largamente prodotto questo disastro abbia l'opportunità di non pagare il conto. E non è sano pensare che sono tutti d'accordo, compreso il Partito Democratico, nel far fare a Monti quello che avrebbero, dopo le elezioni, dovuto fare loro, noi. E' legittimo solo se, e torniamo all'inizio, si ritiene che la via di uscita dalla crisi si reperisce solo entro i 39 punti, chiodi, della lettera BCE.

La ricerca di un'alternativa politica non può essere disgiunta da quella per un diverso paradigma economico sociale, il famoso nuovo e diverso modello di sviluppo. Il quadro è scomposto e non é detto che non abbiano successo quei novelli alchimisti che cercano dentro questa inedita maggioranza parlamentare la pietra filosofale di nuove alleanze e soggetti elettorali diversi da quelli che abbiamo conosciuto e per i quali abbiamo lavorato. Ma non dovremo aspettare le prossime elezioni politiche generali, quanto prima possibile spero, già il turno di amministrative di primavera lancia segnali inquietanti. Con molti possibili laboratori di un nuovo patto fra Partito Democratico e centro ad escludendum delle altre forze della foto di Vasto. Le primarie sono sparite dal radar e il modello Milano rischia di essere il vincente ma esile esperimento di una notte di prima estate.
Per chi popola le regioni a nord del Paese è posto anche il tema aggiuntivo dello specifico posizionamento della Lega Nord, l'abbandono dell'ormai sfruttato tema federalista e la riapertura di un programma delle origini, vocalmente indipendentista, e verosimilmente del suo corredo politico primitivo.

Sinistra Ecologia Libertà ha indicato la possibilità di un governo di scopo destinato a varare una robusta patrimoniale, ridurre le spese militari e introdurre una maggiore tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie. Ma ha soprattutto indicato il carattere temporaneo del governo Monti e il suo dover in tempi brevi accompagnare il Paese a nuove elezioni. La probabilità del realizzarsi di quei provvedimenti e di quella condizione elettorale è però fortemente dubbia. Sta a noi oggi la grande responsabilità di mantenere vivo il fuoco dell'alternativa e di una via diversa di uscita dalla crisi.
Dobbiamo contribuire ad attrezzare questa comunità politica ad una navigazione che oggi rischia di essere a vista o addirittura notturna, fatto non semplice per una forza priva di risorse materiali e della strumentazione politica di una rappresentanza parlamentare.

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