mercoledì 5 luglio 2017

IL CAMPO

Mi è venuto in mente il CAMPO dopo aver visto sventolare le venti bandiere del progressismo di sinistra a FestAperta.
Io ho sempre chiamato campo, la terra, el pràa, quello dove giocavo da bambino o quello ormai pieno di gramigne di oggi.
Ho pensato al campo di bocce o, più tristemente per passione nerazzurra, al campo di calcio.
Mai mi sarei avventurato a chiamare CAMPO PROGRESSISTA l’insieme di coloro i quali guardano ai valori di pace, ecologismo, giustizia sociale.
Perché chiamarlo campo e non orto?
L’ORTO PROGRESSISTA eh?
Eh no! Mi fa notare uno pratico di coltivazione politica: l’orto è selettivo, ogni preousa ha la sua qualità di verdure o di ortaggi come dire che ogni gruppo, partito, fondazione, ha contorni precisi, delimitati.
Un CAMPO è diverso da un orto.
Ci cresce un po’ di tutto; l’erba buona e l’erba cattiva, i fiori dei mosconi e i gigli selvatici, si fermano i corvi ma anche i cardellini e via discorrendo.
Come non bastasse, mi fa notare quello pratico di agricoltura politica che seduti al tavolo 24 ci sono quelli di Lega ambiente, che di Campo dovrebbero essere ben a conoscenza, divisi in ecologisti di destra e di sinistra.
Poi ci sono quelli che vengono a trovarci e che stanno nel CAMPO PROGRESSISTA di Pessano o di Gorgonzola.
Si chiedono come mai il prato del loro vicino (Bussero) sia sempre più verde del loro.
È qui che l’agricoltore del CAMPO PROGRESSISTA, made in Bussero, spiega le modalità di coltivazione, la passione per il raccolto, la giusta dose di concime e quanta acqua irrigua usare.
Sono in molti i curiosi che nelle prossime sere ci chiederanno come si fa a tenere per 43 anni un comune ben governato. A loro spiegheremo che è necessario ogni volta a rimettere in moto le mani di donne e uomini che il CAMPO PROGRESSISTA lo frequentano, lo alimentano, lo amano e nel quale si divertono.

                                                                                               Bricolage

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