giovedì 8 dicembre 2011

LE PENSIONI SECONDO FORNERO


Questi professori dai modi così educati approfittano un po’ della fiducia delle persone per nascondere passaggi epocali sotto felpate e quasi ovvie parole.
La professoressa Fornero in un articolo apparso su ‘La Repubblica’ ci spiega ciò che intende come equità per quanto riguarda il sistema pensionistico. Dalle sue parole si deduce che non esiste più un sistema a ripartizione ma in realtà dobbiamo ragionare nei termini di una capitalizzazione individuale.
Ohibò!!! Qualcuno se ne è accorto?
Il sistema pensionistico pubblico è a ripartizione cioè i contributi che si pagano in un certo anno servono per pagare le pensioni vigenti nello stesso anno.
Se c’è un passivo dovrebbe essere coperto con un aumento dei contributi o dal bilancio dello stato, se c’è un attivo dovrebbe andare nel conto patrimoniale, cioè messo da parte.
Lasciamo qui perdere ogni nota considerazione su quanto rientra nelle casse dello stato sotto forma di imposte pagate dai pensionati, lasciamo anche perdere il fatto che alla fine dell’anno non c’è nessun accumulo reale dell’attivo e ciò che avanza viene usato per la spesa corrente, lasciamo, ancora, perdere il fatto che è il fondo dei lavoratori dipendenti e dei parasubordinati che finanzia gli altri.
Cioè lasciamo perdere le reali questioni fondamentali relative al futuro di una pensione pubblica, almeno questo è quello che ci propone il ministro.
Il ragionamento di Fornero è tutt’altro: ogni singolo lavoratore ha un rendimento dai contributi da lui versati e questo rendimento è determinato dal modo in cui si calcola il contributivo cioè in relazione al PIL.
Qui Fornero fa un salto logico improprio perchè il sistema di calcolo del contributivo è appunto un sistema di calcolo inserito in un sistema a ripartizione, e non un vero sistema a capitalizzazione individuale.
Fornero invece dà per scontato che siamo già in un sistema a capitalizzazione individuale in cui ognuno deve calcolare i suoi contributi e vedere se il rendimento che avrà è compatibile non con una pensione rapportata al reddito e sufficiente per vivere ma con un criterio (la capitalizzazione) che è un vero stravolgimento se rapportato al funzionamento reale dei conti previdenziali.
Con quel ragionamento siamo fuori dal sistema a ripartizione e siamo entrati in un sistema a capitalizzazione individuale almeno come base di analisi, nel senso che è vero che la rivalutazione viene fatta secondo un criterio che non è differenziato per linea di investimento e quindi vale per tutti, ma in questo modo si rende la pensione pubblica analoga a quella privata a capitalizzazione individuale effettiva.
Non è un ragionamento inventato lì per lì o magari un po’ casuale, ma è uno schema che il neo ministro segue da tempo. Su questa via si può pensare ad una sovrapposizione ed integrazione fra sistema pubblico e privato che, si può immaginare, porti ad una permeabilità dei due sistemi che in sostanza potrebbe voler dire far passare soldi pubblici al privato.
Siamo quindi ben oltre i tagli, siamo ad un passaggio da un sistema incentrato sul pubblico, caso mai con l’integrazione molto parziale di una pensione integrativa, ad una gestione di tipo privatistico di tutto il sistema previdenziale. Altro che sobrietà dei toni, qui siamo ben oltre i tagli.
Infine vorrei che qualcuno mi spiegasse un salto logico per me incomprensibile. Se Fornero dice che non farà altri tagli ma accelererà solamente la realizzazione di ciò che è già stato deciso dice che farà più velocemente quello che Berlusconi e Tremonti hanno già realizzato. Ora se quello che faceva Berlusconi era macelleria sociale non si capisce perchè le stesse cose fatte più velocemente in fondo possono essere accettate. Misteri della politica e anche, a volte, del sindacato.
G. P.

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